我须是很坚强


Pagine

martedì 6 novembre 2018

First Man - Il primo uomo - recensione

First Man - Il primo uomo

 

  • Titolo originale    First Man

  • Lingua originale    inglese

  • Paese di produzione Stati Uniti d'America

  • Anno    2018

  • Regia    Damien Chazelle

  • Soggetto    dal libro biografico di James R. Hansen

  • Produttore    Wyck Godfrey, Marty Bowen, Isaac Klausner, Damien Chazelle

  • Produttore esecutivo    Steven Spielberg, Adam Merims, Josh Singer

  • Casa di produzione    

  • Universal Pictures

  • DreamWorks Pictures

  • Temple Hill Entertainment

  • Perfect World Pictures

  • Distribuzione     Universal Pictures

 

 

Cast

 

  • Ryan Gosling: Neil Armstrong

  • Claire Foy: Janet Shearon Armstrong

  • Corey Stoll: Buzz Aldrin

  • Pablo Schreiber: Jim Lovell

  • Jason Clarke: Edward Higgins White

  • Kyle Chandler: Deke Slayton

  • Christopher Abbott: David Scott

  • Patrick Fugit: Elliott See

  • Ciarán Hinds: Robert R. Gilruth

  • Lukas Haas: Mike Collins

  • Shea Whigham: Gus Grissom

  • Ethan Embry: Pete Conrad

  • Olivia Hamilton: Patricia White

  • Gavin Warren: Rick Armstrong

  • Connor Colton Blodgett: Mark Armstrong

  • Brian d'Arcy James: Joseph A. Walker

  • Cory Michael Smith: Roger Chaffee

  • Brady Smith: Butch Butchart

  • William Gregory Lee: Gordon Cooper

  • Skyler Bible: Richard F. Gordon Jr.

  • John David Whalen: John Glenn

 

Riassunto

 

California, 1961
Neil sta volando a 14.000 piedi di altezza su un X 15 quando rimbalza sull'atmosfera per poi riuscire a riprendere il controllo e ad atterrare nel deserto del Mojave in California.  
La figlia di Neil, Karen di pochi anni è talmente malata da dover avere bisogno di una radioterapia che comunque non riuscirà a salvarla.

Dopo il funerale, Neil torna ben presto al lavoro ma dato che aveva avuto tre incidenti in un mese viene lasciato alla scrivania, si sarebbe dovuto occupare di scrivere il rapporto della sua ultima missione quella in cui era rimbalzato nell'atmosfera.

Neil decide di provare a entrare nel progetto Gemini per il quale la Nasa sta selezionando candidati. Viene assunto e deve trasferirsi a Houston con Janet la moglie e Rick l’altro figlio, insieme alle famiglie degli altri astronauti. 

1963
Inizia l'addestramento. Gli astronauti vengono fatti esercitare con un simulatore multiasse, una specie di sedia che viene fatta ruotare in molte direzioni fino a stordirli. Le lezioni prevedono anche teoria tra cui fisica del razzo.

1965
Neil e la famiglia si sono ormai ambientati a Houston, hanno anche un altro figlio, Mark. Janet ha fatto amicizia con la vicina Patricia, anche lei moglie di un astronauta, di Ed White.
Alla tv c'è la notizia che i russi sono riusciti per primi ad avere la prima attività extra-veicolare (EVA). 
La NASA sta preparando nel frattempo la missione Gemini 5 mentre Neil viene informato che avrebbe partecipato come comandante di riserva alla Gemini 8 con Elliot See. Elliot però rimane ucciso quando il suo jet di addestramento (T 38) si schianta in avvicinamento a St. Louis dove si stava allenando con Charles Bassett, proprio per quella missione.

Neil e David Scott salgono a bordo del Gemini 8 e riescono a raggiungere il satellite (Agena Target Vehicle) in orbita e ad agganciarsi a questo. Nonostante l'aggancio sia andato a buon fine ben presto cominciano a ruotare su se stessi tanto che Scott perde i sensi. Neil si sgancia dall’Agena ma continuano a rotare quindi capisce che non si tratta del satellite, sono loro. Nonostante la difficoltà Neil riesce a riprendere il controllo della situazione attivando i propulsori RCS e annulla la missione tornando a terra. 

Neil deve rispondere alle domande della stampa in una conferenza post missione e poi a un test di valutazione con il quale la NASA conferma che l'equipaggio non era responsabile dell'accaduto.

Ed White, Gus Grissom e Roger Chaffee vengono selezionati per la successiva missione Apollo 1. 

1967
Durante un test dei cavi dell’Apollo 1 il 27 gennaio i tre astronauti, White, Grissom e Chafee, rimangono uccisi in un incendio che si sviluppa proprio all'interno del modulo. In quel momento Neil si trovava alla Casa Bianca per rappresentare la NASA, parla anche con il senatore che gli chiede se tutte queste missioni valgano veramente tutti i soldi necessari, gravando sui contribuenti.

1968
Neil viene quasi ucciso dall'espulsione dal suo veicolo di addestramento per l'allunaggio con il quale si sta esercitando, mentre in America si moltiplicano le manifestazioni contro le missioni spaziali che portano un aumento delle tasse. Nel frattempo la NASA sta preparando la missione Apollo 8 mentre Neil viene scelto per comandare la missione Apollo 11 con la quale era previsto l'allunaggio. Avrebbero raggiunto la superficie lunare in quattro giorni, altri quattro sarebbero serviti per tornare e poi sarebbero stati un mese in quarantena. 

Luglio 1969
Janet vuole che Neil dica chiaramente ai figli che potrebbe non tornare. Fatto ciò parte per la missione.

Neil, il comandante, Buzz Aldrin, il pilota e Michael Collins vengono lanciati nello spazio dalla Florida il 16 luglio. Ben presto lasciano l'orbita terrestre e si separano dal modulo di servizio (SM), uno dei tre che compone  il veicolo, SM era quello che aveva generato la propulsione necessaria a farli ripartire. Il veicolo, ora formato solo il modulo di comando (CM) e dal modulo lunare (LM), procede verso la luna.

Il quarto giorno entrano nell'orbita lunare e Neil e Aldrin entrano nel modulo lunare Eagle con il quale raggiungono la superficie della luna. Dopo il contatto c'è lo spegnimento fino ad aprire il modulo per poter uscire nel silenzio lunare. Il primo a mettere piede sulla luna è Neil mentre una telecamera riprende tutto. Storiche sono le sue parole: un piccolo passo per l'uomo un grande salto per l'umanità ("one small step for [a] man, one giant leap for mankind."). Sono in contatto con la NASA e descrivono loro quello che succede. Scende anche Buzz. La superficie lunare sembra fatta di polvere molto fina, riferiscono alla base. Neil abbandona in un cratere del mare della tranquillità il braccialetto un tempo appartenuto alla sua defunta figlia Karen… In quel momento milioni di americani sono incollati alle tv, alle radio e in piazza a grandi teleschermi…

Il presidente Kennedy alla tv dice che gli americani hanno scelto di andare sulla luna perché hanno scelto di fare una cosa che non era facile ma difficile…(“We choose to go to the Moon! We choose to go to the Moon in this decade and do the other things, not because they are easy, but because they are hard...”)
Dopo esser tornati sulla terra il 24 luglio, dopo una settimana di quarantena, Janet può di nuovo vedere suo marito e si guardano attraverso un vetro.

 

🌙 Comment 


⭐️⭐️⭐️ (3/5)

140 minuti che sono volati, tanto per restare in tema. 
Il ritmo è stato piuttosto lento ma stranamente mai noioso. Un biopic necessario e mi chiedo come mai fatto solo ora.  Di effetti speciali non è che ce ne sono molti, si guarda sempre tutto molto dall’inferno dei moduli, non è lo spettacolo di vedere dall’esterno un razzo nello spazio ma è l’interno quello che conta, gli astronauti. Il missile di cui si è visto perfettamente la partenza è quello del 69 quello che ha raggiunto la sua meta. Al solo pensiero mi vengono i brividi, partire ed andarsene dalla Terra, per arrivare da qualche altra parte e non si tratta di un satellite ma si tratta di un altro corpo celeste, chi altri l’ha fatto? Nessuno. Che cosa deve aver provato Neil nel momento in cui sulla luna si ritrovava a guardare la Terra? A parte gli altri due, Buzz e Michael, tutto il resto del mondo era davanti ai loro occhi, tutti. Una visione d’insieme che nessun altro ha più avuto. Un conto è guardarla da una foto un conto è essere lì, nell’immenso spazio silenzioso. Nel momento in cui sono tornati, dopo otto giorni....che sensazione fa chieder loro: dove siete stati? Nello spazio, sulla luna. Ormai siamo talmente abituati a vedere i film di fantascienza che forse leggere queste parole non rende neanche tanto l’idea dell’enormità della situazione. Nessuno se ne va via da qui per quanto i nostri pensieri ci permettano di ideare mondi lontani, pianeti sconosciuti e alieni e quant’altro. La verità è che nessuno lascia la Terra e nessuno l’ha mai fatto tranne Neil e Buzz e (quasi) Michael. Sembra proprio che nessuno lo farà per un bel pezzo (come minimo). La sua frase storica “un piccolo passo per l’uomo un grande salto per l’umanità” dice davvero tutto. Lo scendere di Neil dall’astronave con un passo su un corpo celeste rappresenta un grande passo per l’umanità perché l’uomo con tutti i mezzi che ho trovato sulla Terra (e solo quelli ha) è riuscito a fare un salto dalla Terra alla luna. Purtroppo la verità è che di salti non se ne possono fare di più lunghi. Ed è forse proprio per questo che si può sentire la credibilità di questo film che riesce ad incanalare tutte le sue speranze  e le aspettative umane. Ma non sono solo sogni, ci sono anche le sue rinunce perché diventare un astronauta non è come fare il dentista. Si tratta di una preparazione molto dura, di una vita a parte, di rischi continui perché come si è visto nel film molti sono periti anche prima di partire. Neil però è un ingegnere e mette tutta la sua conoscenza al servizio della Nasa che può realizzare il suo sogno di raggiungere la luna. Si vede proprio in questi astronauti (anche dalle foto vere) come ci sia qualcosa nei loro occhi, la necessità di arrivare in alto, fuori, è un grande rischio che solo pochi riescono a correre. Infatti cosa chiede Janet a Neil di dire ai figli? Di loro che può essere che non torni. Non tutti sono capaci di compiere un tale gesto, partire per poter arrivare lontanissimo ma rischiando anche non tornare mai più. Gli astronauti hanno questa forza intrinseca, innata. Per loro stare tra le stelle e camminare nello spazio è la cosa più importante, ciò che li rende vivi e se così non fosse non partirebbero mai. Cosa ha detto Ed White dopo la prima passeggiata americana nello spazio? Disse: sto tornando dentro ed è la cosa più triste della mia vita! (Gemini 5, 1965)
Purtroppo però Grissom, White e Chaffee sono morti proprio durante un test di cavi dell’Apollo 1 quindi sulla Terra. È questo il risvolto, l’altra faccia della medaglia che non si può ignorare.

Questo film ci dimostra tutto questo, gli astronauti non sono come noi, hanno qualcosa dentro, sentono la necessità di esplorare l’ignoto e di provare cose però che solo in pochi riusciranno a sentire. 
Certo ora le cose sono diverse, tutto più semplice ma non mi risulta che altri sono andati sulla luna.

Il film mette in chiaro anche un altro aspetto ovvero l’aspetto politico. Non si tratta solo dell’amore per la scienza o dell’amore degli astronauti per le stelle, si tratta di politica, l’America e la Russia sempre in gara, quando i russi sono stati i primi a fare la passeggiata extraveicolare gli americani si sono “intestarditi” anche di più per arrivare per primi sulla luna. E non può essere una messinscena, ci sono arrivati veramente perché altrimenti i russi avrebbero sicuramente detto che mentivano. Se non era vero allora perché i russi non ci sono andati più? Ma di politica non ne capisco niente e quindi mi posso solo focalizzare su quello che è emerso dal film: quando sembrava che la NASA stava raccogliendo solo fallimenti e uccidendo astronauti sono cominciate le manifestazioni, gli americani hanno cominciato a lamentarsi perché chi paga la costruzione del razzo? I contribuenti. Più tentativi, più missioni significano più tasse, la scienza costa ed è per questo che il senatore chiede a Neil mandato alla casa bianca a rappresentare la NASA: ha senso fare queste cose per chiedere i soldi ai contribuenti? Neil ha detto sì però nel frattempo il paese era in rivolta. Poi però quando Apollo 11 è decollato dalla Florida con la promessa di arrivare sulla luna, tutti si sono fermati, nessuno si è lamentato più e sono rimasti tutti attaccati agli schermi. Apollo 11, la missione è iniziata e in quattro giorni Neil raggiunge la luna e lascia letteralmente tutti a bocca aperta. Non è forse anche questa la potenza dell’America? Se non ci riesci ti odiamo ma se ci riesci ti adoriamo. E il presidente quando sono tornati ha detto: abbiamo scelto di andare sulla luna perché noi non scegliamo di fare cose facili ma cose difficili. E più che andare sulla luna non ce n’è, cosa si dice sempre quando una cosa sembra impossibile? Tu vuoi la luna! E loro l’hanno voluta e se la sono presa e con questo film ci hanno fatto vedere come. Senza tralasciare il fatto che comunque per uno anzi due che sono arrivati altri sono morti. Costruire una nave spaziale non è come costruire una macchina per andare per strada, lassù poi ci sono solo gli astronauti. All’inizio proprio del film, Neil si trova a 14.000 piedi di altezza e rimbalza sull’atmosfera, prende il vuoto solo a pensarci..


Un film lungo, lineare e che molti guardavano ricordando quel momento in cui stavano assistendo alla tv a quell’evento. Penso che sia piuttosto istruttivo, l’America è come un altro pianeta e penso che abbiano molte cose da insegnarci. Non so se è quella cosa del braccialetto sia vera ovvero quando Neil arrivato sulla luna lascia il braccialetto in un cratere del mare della tranquillità, il braccialetto della figlia morta molti anni prima. La tragedia della figlia è vera ma non so se questa storia del braccialetto è solo cinematografia. Unica pecca del film.

 

Nessun commento:

Posta un commento