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martedì 6 novembre 2018

Review: L'apprendista geniale

L'apprendista geniale L'apprendista geniale by Anna Dalton
My rating: 1 of 5 stars

Penso che questo libro faccia parte di una serie di progetti che tendono solo a vendere delle pagine vuote. Ormai è consuetudine che personaggi che non sono scrittori si improvvisano tali, come YouTubers, gente che parla in televisione e ora anche attrici e attori. Tutti personaggi già fatti che hanno al seguito più o meno fans e quindi l’editore pensa bene che se queste persone scrivono un libro molti dei suddetti fans se lo vanno a leggere. Così chi non ha mai scritto si ritrova a riempire delle pagine ma è un po’ come cantare, tutti con un buon maestro riescono ad essere intonati, sì, il canto è solo una modulazione della voce così come scrivere è appoggiare la penna sul foglio o ormai riempire un foglio di Word. Ma canticchiar sotto la doccia anche se in modo intonato non è uguale ad essere un cantante eccellente, non è uguale a saper comporre una melodia creare una canzone, cantarla, essere come magari Freddy Mercury, Lady Gaga o Adele o altri cantanti che quando li senti ti fanno star bene. Tutto ciò per dire che al giorno d’oggi alcuni hanno un canale privilegiato, scrivono un libro sapendo che in virtù del fatto che sono già abbastanza celebri non riceveranno mai un no come le persone “normali“. Magari un po’ di fantasia di base ce l’hanno tutti basta prendere le azioni che si susseguono nella vita quotidiana e cambiare i nomi ed ecco pronta una storia, poi verranno senz’altro aiutati. Ma che senso a leggere queste storie per un lettore? Ho sempre considerato i libri una via di fuga, mi estraneo dalla mia realtà e entro in quella di un personaggio, uso il suo modo di vedere e pensare, conosco altri personaggi che sono vivi e pulsanti tra quelle pagine capaci di comporre nella mia testa un film.

Premetto che io non conoscevo assolutamente la scrittrice, non guardo la televisione e non mi interesso assolutamente di gossip. Voglio però specificare che non è che non guardo la televisione nel senso che non ce l’ho, non guardo le fiction, le pubblicità, i programmi di cosiddetto intrattenimento...guardò film veri. Quindi ho preso e letto questo libro senza neanche sapere chi lo aveva scritto, non avevo letto neanche il nome, perché mi dovrebbe interessare?? Poi però leggendo alcune recensioni dopo averlo letto e essermi fatta una mia idea ho deciso di vedere chi lo aveva scritto.

Che cosa è successo in questo libro? Non è mai iniziato, non c’è niente, è di una povertà pazzesca, è come la suddetta canzone sotto la doccia, dà soddisfazione a chi canta ma non a chi la sente. Abbiamo un background mediocre di luoghi e persone descritti in modo sommario in cui non si svolge nessuna trama. Sono stati presentati più o meno cinque o sei personaggi che stanno in questo college che non esiste, hanno frequentato l’anno, hanno fatto amicizia e poi? È finito l’anno scolastico e tanti saluti. Manca l’antagonista, manca l’obiettivo, manca il plot, non è possibile che la storia è solo l’anno scolastico? Ma è una cosa talmente noiosa che diventa raccapricciante. Ma neanche Rosamunde Pilcher con quella collana di libri Rosa ha mai fatto una cosa così banale.
Ho trovato delle somiglianze davvero preoccupanti che più che somiglianze rischiano di cadere nella copiatura tra questo libro e Harry Potter e soprattutto tra questo libro e Fallen.

Cominciamo con Harry Potter, il background scolastico è descritto molto meno qui infatti siamo a 270 pagine con righe scritte larghe però la struttura quella c’è: una nuova scuola, primo anno scolastico, un gruppo di persone, gli esami che si svolgono esattamente come i gufo e i mago, alcuni professori con delle materie, una scuola isolata per pochi eletti (forse in questo libro anche troppo pochi). Fino a qui pressoché uguale. Poi però cosa succede su Harry Potter? Sopra tutto ciò c’è la trama, la scuola è un sottofondo, non è che il plot di tutti quei sette anni era raccontarci come andavano a finire gli esami. Invece in questo libro non c’è niente, la scuola e basta.

Altre somiglianze sono con Fallen, il primo libro. Sono riuscito addirittura ad accoppiare i personaggi, è una cosa preoccupante da quanto è uguale però anche lì la scuola e le dinamiche studentesche erano un background per una trama. Ecco come li ho individuati:
Andrea - Luce, eterno cliché della ragazza che arriva a scuola
Barbie - Molly, la tipa cattiva che ti mette i bastoni tra le ruote
Joker - Cam, bello e tenebroso e problematico ma che ama la protagonista
Levis - Roland, lo spacciatore di mercanzie
Marilyn - Arianne, una tipa dark ma amica della protagonista

Feste in camera alla Longjoy come alla Sword and Cross.

Poi qui abbiamo anche un gay per essere politically correct ma è così una caricatura che non so se sia un omaggio alla categoria o una presa in giro.
Come dicevo manca l’antagonista, che problemi ha Andrea? Ha trovato gli amici, ha trovato il lavoro, ha trovato la scuola con la borsa di studio… Ha una compagna un po’ bulla che comunque è una sola, la riccona Barbara la prende in giro una volta al mese. Ma Barbara non fa che sottolineare gli sbagli di Andrea perché effettivamente non è che Barbara l’abbia malmenata, presa in giro pesantemente, ha sempre e solo sfruttato quei momenti di stupidità di Andrea. Rimane sempre tutto molto blando, Barbara non fa niente, non è cattiva, non è neanche un bullo perché poi comunque Andrea ha gli amici, un conto è affrontare un bullo da solo un altro conto è farlo con gli amici. Indice che chi scrive non è mai stato bullizzato.
Andrea non sarà mai sottomessa da questa Barbara non perché è forte (o resiliente come più volte si proclama) ma perché non è sola. Quindi Barbara non è un nemico è solo un inconveniente, un non amico. Suo Harry Potter Malfoy era più malefico ma anche lui non era mai un nemico vero e proprio, piuttosto solo antipatico.
Un paio di non amici anche all’asilo: la bidella Rina e la preside Venier. Entrambe mettono i bastoni fra le ruote ad Andrea senza un perché. Ma questo che antagonismo è? L’asilo non è neanche la parte principale del libro, anzi l’ho trovata quasi inutile e spesso ridondante. Se non c’era il libro filava lo stesso. Però queste due vengono presentate come le maggiori nemiche di Andrea. Che poi è tutta cattiveria gratuita perché la bidella dovrebbe essere stronza nei confronti di una che lavora lì? Lo stesso vale per la preside, tutto astio che non ha senso perché l’ha assunta lei, se non le piaceva poteva dire: guarda cara, non mi vai bene, tanti saluti. Invece no, la assume e poi la tratta male. Non sopporto la cattiveria gratuita, è la più banale perché risultano cattivi solo perché vogliono essere cattivi come ragione di vita. Neanche Michael Myers è così. Allora Star Wars non l’hai guardato per niente perché cosa dicono sempre i Sith? Noi vogliamo salvare l’universo. Non noi vogliamo distruggerlo. A proposito di Star Wars non ne posso più di tutti questi riferimenti messi a caso. Troppi e non appassionati. Mi sono chiesta de la scrittrice lo ha visti tutti i film. Sembra una fan dell’ultim’ora, quelli che hanno scoperto Star Wars solo grazie alla Disney che per vent’anni non ne hanno mai saputo niente.
Nell’intervista in fondo al libro poi mi scrive che il massimo è andare al cinema a vedere Star Wars vestiti da Leila. Ma allora perché Andrea si è vestita da Yoda? Sembra quasi che sia una forzatura perché non mi dice niente di particolare di Star Wars, che cosa ti appassiona? Vengono dette tutte quelle cose che stanno tutti: la forza, Yoda, Leila… (lo sapevi che si chiamava Leila nei primi doppiaggi?) Quella parte poi del carnevale, ma possibile che Andrea in una scuola facoltosa diretta da un giapponese va a lezione mascherata? Ma lo sai come sono fatti i giapponesi?

Ho trovato poi non gestiti tanto bene i tempi. Per esempio, sempre in relazione alla mascherata, quando Andrea va a Piazza San Marco, ci va nel pomeriggio, verso le 17, poi a un certo punto si accorge che si è fatta mezzanotte. Ma possibile che nel freddo, a febbraio, una da sola passa più di cinque ore da sola in una piazza? Non ha il cellulare? Si parla tanto di giovani ma questi personaggi non è che sono tanto giovani, non lo guardano mai il cellulare. Sono giovani sulla carta in quanto ci viene detto che hanno meno di vent’anni ma sembrano tutti trentenni quasi quarantenni ovvero hanno la mentalità di chi scrive. Per questo mi chiedo: perché scegliere dei protagonisti così piccoli se non si riesce a interpretarli nel modo giusto? Infondo un’attrice lo sa, se hai trent’anni non puoi fare il diciottenne…
Altro momento con i tempi un po’ strani è quando Andrea e Joker si ritrovano davanti al pronto soccorso. Sono lì alle 22 e in tempo reale c’è una conversazione, lui le racconta il suo passato e lei lo conforta a parole e si baciano poi improvvisamente dice: oddio sono le tre! A parte che il romanticismo non c’è manco a pagarlo, un bacio secco come un albero stecchito. Vabbè, quindi smettono di baciarsi perché sono diventate le tre di notte, sono passate cinque ore in poche pagine di tempo reale, non è possibile c’è stato un altro buco nel tempo.
Un momento poi quello in cui non si è osato tanto a proposito di Joker (possibile che non si sa come si chiama davvero?). Tappato Joker e il suo segreto, anche lì non si è voluto uscire dalla mediocrità, perché non spingi di più e dici che sta per morire, sta facendo delle terapie, la chemioterapia magari, sta malissimo.....invece no, aveva preso psicofarmaci. Oppure potevi andare di più su quella linea che sembrava che si drogava ma no è finita mediocre pure quella. Lo stesso discorso vale con la fantomatica cattiveria di Barbara, perché Barbara e Daniele non organizzano magari un omicidio, qualcosa un po’ più forte che li avrebbe resi antagonisti un antagonista. Daniele addirittura li aiuta. Mah. Nessuno ha un problema e quindi nessuno ha un nemico. L’unico problema qui è un altro politicamente corretto concetto ovvero quello della donna malmenata. Marylin esce con un avvocato (manco un nome ha) che le dà uno schiaffo e Andrea le dice: lascialo. Marilyn come da copione risponde: non posso perché io lo amo. Poi l’avvocato senza nome le da un altro schiaffo e tutti vanno a salvarla. Mi sembra (ma forse mi sbaglio) una visione un po’ semplicistica di trattare un problema di grande attualità perché molto spesso chi mena ma che dà uno schiaffo tanto per dare. Anche lì tutto soft, sembrava un nemico ma non lo è. Rimane sempre in tutto un’idea vaga di qualcosa che potrebbe succedere ma invece va sempre tutto per il verso giusto.

La parte dell’asilo l’ho trovata particolarmente fuorviante, non mi è sembrato neanche realistica Andrea che dice che odia i bambini, già da quelle parole si evince che chi scrive ama i bambini. Forse era meglio impersonare se stessi veramente, dare la propria qualità, il proprio amore per i bambini ad Andrea per scrivere in modo più credibile e non fare finta di non amarli per poi dire alla fine: guarda, alla fine li amo. Se non si mette qualcosa di proprio il libro rimane secco. Cosa dice Jackson Maine ad Ally sul balcone? Le dice: se non ci metti un po’ della tua anima ti dimenticano, ci devi mettere te stessa in quello che fai. (Te la do io la citazione cinematografica). Qui non c’è niente di niente. Andrea è un’idea basata su dei concetti precostruiti, la scrittrice non si è catapultata dentro questo personaggio, neanche lontanamente, non c’è niente di personale, non vive Andrea, è solo un manichino. Così come tutti gli altri, sono solo pedine per dire delle cose e andare in alcuni luoghi, neanche tanti.

Per quanto riguarda il riferimento a Marilyn Manson, forse è meglio che parli con una dark, io penso che avrebbe preferito chiamarsi Manson invece che Marilyn, ma poi mettere la parola Manson sarebbe stato troppo sconvolgente.

C’è anche la nuova parola del momento che va di moda su internet: resiliente. In che momento Andrea si è piegata per non spezzarsi? Non capisco dove stata la grande difficoltà per cui si è dovuta prostrare? Per fare quel tema difficile? Anche lì, perché tra le pagine del libro non c’è quel tema che era diventato così infine perfetto? Invece di mettere quegli pseudo articoli? (Mai visti articoli così). Era quello l’articolo che bisognava mettere, quello che ha dimostrato la sua resilienza perché alla fine si è ritirata tu, l’ha scritto! Ma dov’è? Su la Torre Nera il tema di Jake, bellissimo poi. Il problema è che chi scrive non ha passione per il giornalismo, non gliene frega niente, è ancora risulta che Andrea non è viva. Forse era meglio farla andare in una scuola di recitazione, se scrive un’attrice che ha studiato per quello che fa, chi meglio di lei potrebbe parlare di una scuola per attori? Con tutte le tecniche e i sogni e le aspettative, cosa c’entra giornalismo?

Ho trovato un paio di errori (o forse non ho capito io).
Prima si dice che gli studenti avrebbe avuto quattro settimane di vacanza partendo tutto il 20 dicembre poi però ritornano tutti 7 gennaio, con un rapido calcolo non sono neanche tre settimane.
All’asilo prima all’inizio sono undici alunni, poi una trentina e infine di nuovi undici: quanti sono?

È evidente poi che non c’è passione nei tanto declamati giochi di ruolo, propinati più e più volte fino allo sfinimento per tutto il libro. A conferma di ciò nei ringraziamenti si legge che tutto quello che detto al riguardo dei giochi di ruolo è frutto di un’altra mente.
Questo pezzo poi mi ha fatto venire i brividi: Joker era a terra in una pozza di sangue e non conoscevo nemmeno l’incantesimo di guarigione.

Secondo me si è fatto un uso troppo sfrenato dei soprannomi, ok se ci si chiamano i personaggi tra di loro ma lo scrittore dovrebbe mantenere una certa capacità di dire i nomi veri anche se il libro è scritto in prima persona. C’è un po’ di caos in quanto non ci sono neanche i nomi e cognomi completi di tutti. Andrea invece dovrebbe saperli.

Le citazioni cinematografiche tanto declamate nell’intervista in fondo sono però messe a caso, non è che ci si riallaccia a un discorso con una battuta scelta ad hoc. No, Joker recita una battuta di un film a chi bussa e se non si risponde con il titolo del film non si entra. In stile Trivial pursuit.


In fondo dunque c’è anche una intervista, ma se l’è fatta da sola la scrittrice? Sarebbe la cosa più interessante del libro, sdoppiamento di personalità finale.

Alla prima domanda viene chiesto quanto sono importanti i sogni e lei risponde che sognare è fondamentale soprattutto all’età di Andrea ovvero 18 anni. Ma perché? Vogliamo forse dire ad un anziano che non deve più sognare? Allora sognare non è poi così fondamentale.

Poi c’è una domanda sull’amicizia e lei risponde: è capitato a tutti di sentirsi inadeguati e fuori logo. Ecco una frase fatta detta da qualcuno che realtà non si è mai sentito veramente fuori luogo, sei mai stata presa pesantemente in giro? Sei mai stata bullizzata? Ma chi è fuori luogo in questa storia? Sono tutti ben piazzati e sicuri di se. Poi aggiunge, rispondendo a quella domanda che per essere un numero uno devi essere diverso dagli altri. Frasi fatte di aria fritta, i diversi (davvero diversi, perché Andrea non è diversa) saranno sempre i numeri ultimi. Chi è diversa? Lisbeth Salander per esempio. Mai stata numero uno.

Poi una domanda strana: quanto sono importanti le parole? La risposta: le parole sono fondamentali.
La mia domanda: quindi? Certo per vendere un libro le parole sono fondamentali, qui non ci piove.

Prossima domanda: crede (oddio, pure del lei) che i giovani siano apatici?
Risposta: No, non è vero, è pieno di giovani preparati!
Intervengo: si soprattutto quelli che stanno sempre davanti a YouTube.

Domanda molto interessante: quanto è stato diverso entrare nella testa di un personaggi per te che sei un’attrice?
Risposta: È stato diverso perché... dice che nel libro ha impersonato decine di personaggi e anche maschili.
Intervengo: non è che nel libro devi impersonare tutti i personaggi, dopo un po’ se sono vivi vanno da soli, lo scrittore non è dio. Ci devi mettere del tuo, ed è probabilmente l’opposto di essere un’attrice. L’attrice si deve annullare completamente e diventare qualcun’altra che gli viene richiesta dal regista mentre la scrittrice deve per forza di cose mettere qualcosa di suo in un personaggio altrimenti sarà solo un guscio vuoto, solo pedine su una scacchiera. Infatti sono stati descritti 5-6 ragazzi che si muovono di qua e di la e fanno delle cose banalissime. Quali sogni?

Poi c’è anche la domanda chiave, quella per cui è stata imbastita tutta l’intervista: continua a scrivere questa storia?Ma certo, il libro è stato impostato in modo che ci siano tre anni così che uno si aspetta almeno tre libri, Rowling docet.
Ma siamo sicuri che riusciamo a produrre tre libri fatti di niente?


Il titolo mi lascia perplessa, vediamo che significa su treccani. it

Apprendista s. m. e f. [der. di apprendere] (pl. m. -i). – Chi è occupato in un’azienda industriale o commerciale allo scopo di acquisire le capacità necessarie per diventare lavoratore qualificato. Più genericam., chi s’avvia all’apprendimento di un’arte, di un mestiere, ecc.;

Quindi nel significato più letterale non ha senso perché l’unica attività commerciale che fa Andrea è quella all’asilo, spesso sembra più importante del college. Messa così sembra quasi che il focus del titolo è puntato sull’asilo ma il suo sogno non era essere una giornalista? Ma l’apprendistato lo sta facendo all’asilo. Poi però il vocabolario ci dice che più genericamente vuol dire anche che ci si avvia all’apprendimento di un’arte o di un mestiere. E allora qui quasi quasi che ci sta bene anche se io più che un’apprendista vedo una studentessa.

E cosa significa Geniale?
Nell’uso com., di persona che ha del genio, che ha finezza e vivacità d’intuito: artista, scrittore, inventore g.; ...

Io di geni qui non ne vedo, anzi come ho detto sopra c’è solo uno strato di mediocrità infinita.
Per concludere il titolo è totalmente impersonale, probabilmente neanche scelto dalla scrittrice, il titolo serve solo per fare un’ottima impressione, deve suonare bene, è stato scelto con cura ma non rispecchia per niente quello che c’è dentro.

Infine una critica anche alla copertina tanto ormai ho criticato tutto.
C’è una ragazza vestita con una gonna lunga, una camicia e i capelli lisci, molto elegante. Andrea si veste in modo disordinato con le scarpe da ginnastica vecchie, i capelli arruffati… Perché tutta questa differenza? È una copertina preparata, senza personalità, proprio come il titolo.

Sono stato estremamente critica, ma non l’ho fatto con cattiveria, penso di aver il diritto di dire quello che penso dopo aver letto il libro, nonostante tutto l’ho fatto con il migliore dei propositi.
Penso che tutti dovrebbero riflettere su quello che leggono, ho visto molti dare un sacco di stelle a questo libro ma che altro leggono di solito? Mancano parecchie cose e soprattutto manca la vita dei personaggi, non sono vivi, si vede subito. Certo tutti hanno diritto di scrivere così come io ho il diritto di criticare e poi lo faccio gratuitamente non è che mi pagano, ho espresso solo la mia opinione, cara talpa.




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