我须是很坚强


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domenica 2 settembre 2018

Don't Worry

Don’t worry 

(Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot)


⭐️⭐️⭐️ (3/5)

 

 

Cast    

 

* Joaquin Phoenix as John Callahan
* Jonah Hill as Donnie Green, sponsor 
* Rooney Mara as Annu, terapista e poi amante 
* Jack Black as Dexter, amico che causa l’incidente 

* Carrie Brownstein as Suzanne, lavora ai servizi sociali
* Tony Greenhand as Tim, amico e assistente a domicilio 
* Olivia Hamilton as Lily, infermiera

 

Altri “maialini” di Donnie:
* Mark Webber as Mike
* Udo Kier as Hans
* Kim Gordon as Corky
* Beth Ditto as Reba

 


Riassunto

 

John è nato nel 1951, sua madre un’irlandese non lo voleva e lo ha abbandonato all’orfanotrofio dove è stato adottato da una famiglia che aveva già altri figli. Ha vissuto a The Dallas in Oregon e poi si è trasferito in California.

John ha una grave dipendenza dall’alcol e negli anni 70 quando ha circa vent’anni non riesce proprio a stare sobrio. Una sera ad una festa incontra un nuovo amico, Dexter che gli propone di andare ad una festa anche più divertente. I due prendono la macchina ma sono talmente ubriachi che Dexter alla guida si addormenta e hanno il fatidico incidente.
Dexter non subisce danni mentre John diventa tetraplegico, potrà muovere solo parzialmente le braccia.
I primi giorni all’ospedale sono traumatici e John incontra una terapista svedese, Annu.

Uscito dall’ospedale con la sua nuova sedia a rotelle automatica, John cerca di ricostruirsi una vita senza successo, riprende subito a bere. Vive con Tim, un ragazzo che lo aiuta a svolgere tutte quelle piccole cose che ormai per John sono impossibili.
Ben presto John si rende conto che l’alcolismo lo sta portando alla rovina più estrema e quindi si iscrive ad un corso per alcolisti anonimi dove incontra Donnie, un risoluto sponsor gay, ricco e sicuro di sé. John gli chiede se può entrare a far parte dei suoi protetti speciali, che Donnie chiama maialini. Donnie lo accoglie e così John prende parte ad incontri molto più ristretti che risultano anche più efficaci. John riesce ad esternare il suo problema di base ovvero il fatto che la madre l’abbia abbandonato. John prova a cercarla ma riesce ad ottenere solo il nome, l’ufficio preposto non può dirgli altro perché la madre ha fatto in modo che non venisse rintracciata. 

Il tempo passa e John, ristabilito, incontra di nuovo Annu, diventata un hostess. Tra i due si riaccende quell’intesa che c’era subito stata la prima volta che si erano visti e iniziano la loro relazione. Nel frattempo John va avanti con i punti fondamentali del percorso dettato dal suo sponsor. 
John trova la sua strada, cosa gli piacerebbe fare per riscattarsi ovvero fare vignette: comincia a disegnare cose divertenti, satiriche e umoristiche che prendono spunto da quello che vede in giro. Alcuni giornali lo pubblicano così che nasce la sua fama.
Come John rinasce così Donnie muore, lo sponsor sta morendo di aids ma riesce a fargli completare uno dei punti fondamentali del percorso che permetterà a John di andare oltre: perdonare e fare ammenda.
John rincontra tutte le persone del suo passato a cui ha fatto un torto e riesce a ritrovare una certa pace interiore. John va anche dal povero Dexter a cui la vita non è andata altrettanto bene, non è ancora riuscito a disintossicarsi ne a redimersi. John gli dice che lo perdona, nella sua vita tutto va bene.
Il film si conclude con una cerimonia in cui l’ormai famoso John parla ad un pubblico fatto di amici e sconosciuti che amano le sue vignette.

 

 

Commento

 

Un film tratto da una storia vera, non starò qui certo a commentare la trama ma tutto quello che mi ha trasmesso analizzando i grandi argomenti trattati, concatenati l’uno all’altro:

  • L’abbandono 

  • L’alcolismo

  • La disabilità

  • Il riscatto

 

 

L’abbandono 

 

John appena nato è stato abbandonato dalla madre e per questo ha sofferto tutta la vita. Non si può criticare gli alcolisti, l’alcol non è un vizio che si prende nei momenti di gioia, l’alcol permette alle menti tristi e disagiate di estraniarsi dal dolore. John non è mai riuscito a superare il fatto che la madre non lo abbia voluto e per questo è diventato un alcolista.
Essendo un alcolista ha avuto quell’incidente, non guidava lui ma se non fosse stato altrettanto ubriaco non sarebbe mai salito in una macchina guidata da un ubriaco. Così ha avuto l’incidente che lo ha menomato.
Forse per l’incidente o forse ce l’avrebbe fatta anche sano, nessuno può saperlo, però è riuscito con la sua forza a vincere la tristezza, a tirarsene fuori, innanzitutto smettendo di bere e poi a diventando qualcuno, trovando la sua via. Nonostante tutto è riuscito a vivere molto meglio di quanto aveva tutti gli arti funzionanti.
Quindi sembra proprio che l’abbandono della madre sia stato il punto cruciale e io mi chiedo sempre (i miei pensieri sono andati lì, e così si sono sviluppati, è solo la mia opinione, non ve la prendete): le donne che non vogliono il figlio che hanno in grembo fanno davvero bene a buttarlo via in orfanotrofio? Ovviamente uno potrebbe dire: certo perché buttarlo via quando è un embrione? A me questa cosa di buttare via un infante invece che un embrione sembra tanto un modo per mettersi a posto la coscienza. 
Io penso solo che una donna dovrebbe essere in grado di assumersi la responsabilità delle sue scelte, ormai lo sanno tutti come si fanno i figli non siamo più nel medioevo e quindi se rischi devi essere pronta ad affrontare le conseguenze e se ti trovi nelle conseguenze bisogna che le affronti, ma affrontarle non significa scaricarle ad altri.
Come pensare che un figlio non vada a cercare la madre?
Ecco perché questa fa in modo che lui non la possa contattare. Secondo me questo punto è fondamentale. Non sono certo qui per parlare di aborto ma mi sto chiedendo se la vita di un ragazzino fino a vent’anni sia stata giusta così, abbandonato. La madre evidentemente non aveva idea di cosa si prova ad essere abbandonati. 
Se John non avesse avuto un incidente sarebbe andato avanti con il suo alcolismo… Ma non mi va di fare il gioco dei se. Parlo in generale, le donne sanno benissimo quello di cui sono capaci e quindi devono assumersi tutte le responsabilità, e ogni conseguenza che dovranno affrontare va accettata e non scavalcata.

 

 

L’alcolismo


Chi beve sul serio lo fa per raggiungere quello stato di grazia durante il quale smette di sentirsi una merda. Nel caso di John, durante le sbronze non si sente più abbandonato. Certe volte chi critica gli alcolizzati non si rende conto che queste persone stanno solo cercando una via per trovare un po’ di pace temporanea. Certo ci sono anche quelli che bevono tanto per bere ma l’alcol è come una droga. Rimango sempre un po’ affascinata sia in positivo che in negativo dagli alcolisti anonimi, non riesco a capire se siano efficaci o meno però il solo sentire qualcuno che ti dice “bravo” per aver compiuto anche un piccolo passo verso la sobrietà penso che sia fondamentale. Non tutti sono stati capaci come John di dire basta ed è qui che entra in gioco anche il fato, quelli che ti stanno intorno. Puoi andare anche agli incontri degli alcolisti anonimi ma se quando torni a casa sei completamente solo e devi combattere anche contro la solitudine le cose non si mettono per niente bene. John è stato fortunato ad incontrare la persona giusta, Annu, colei che ha saputo vedere oltre la sua menomazione. Anche qui non tutti ci riescono. L’alcolismo è un po’ come un virus che attacca con successo chi è triste e solo e quindi quando disprezzate chi beve pensateci, non sempre la strada giusta è la più semplice.

 

 

La disabilità


In questo film la disabilità viene presentata in modo crudo e in tutte le sue parti anche quelle più imbarazzanti, come la capacità di relazionarsi agli altri in tutti modi. La vita di John è radicalmente cambiata, non può fare più niente da solo neanche prendere una bottiglia di alcolici dallo scaffale. Uno cerca di immedesimarsi ma è impossibile capire fino in fondo. Basti pensare al fatto che quando ci si rompe un braccio le cose cambiano radicalmente e le più semplici cose si complicano inesorabilmente, i disagi spuntano come funghi. Non poter neanche più camminare ed usare parzialmente le braccia è devastante. 
John ci dimostra la sua forza, non solo uscendo dall’alcolismo ma anche accettandosi per quello che è diventato, cosa non poi scontata. Il suo andare in giro per la città in modo troppo disinvolto mette in luce tutte le cosiddette barriere architettoniche: tutto il mondo è fatto a misura dell’uomo che sta bene, che cammina bene, che pensa bene, che è pulito e in ordine. Forse saranno proprio tutte queste ingiustizie, questi contrasti con la realtà dei fatti che scateneranno la penna di John. 
John osserva, il suo punto di vista è cambiato, punto di vista mentale ma anche proprio visivo. John si rapporta agli altri con disinvoltura, fa vedere a tutti quello che disegna e cerca consensi ma anche disapprovazioni, ama la sincerità della gente che dice che quello che disegna è orribile.

 

 

Il riscatto


Nel momento in cui John trova la sua strada ovvero fare queste vignette le cose cambiano ulteriormente. Non vuole vuole piacere agli altri, farsi accettare, ma vuole dire quello che pensa, ha trovato la sua via. Anche se i suoi disegni non sono perfetti in quanto le sue mani non sono normali lui ne è soddisfatto. Questo è il suo riscatto: dimostrare che può fare qualcosa di buono, che ha qualcosa da dire, che ha qualcuno, che ha un’aspirazione. 
John ha sempre avuto quel carattere umoristico ma non ha mai pensato a far vignette e nel momento in cui comincia non riesce più a smettere e si sente sollevato. Quando John va da Dexter non ha niente da rimproverargli, per assurdo sembra quasi che quell’incidente lo abbia salvato, ora è sobrio e ha trovato la sua strada, sta bene. Dexter stenta a crederci in quanto si sente colpevole e la sua vita non è altrettanto bella, anche se non me non ha mai smesso di camminare ma non ha neanche smesso di bere.

 


Un film crudo e vero, che lascia il segno perché ci fa pensare, non sempre tutto va bene, non sempre ci sono le famiglie felici e non sempre la mente umana si comporta in modo logico ma non per questo non c’è spesso una via. Bisogna saper trovare anche le persone che ci possono aiutare perché come ci dimostra John è praticamente impossibile fare tutto da soli non solo dal punto di vista fisico ma anche da quello mentale. Fondamentale poi è trovare la propria aspirazione perché grazie a quella anche più dell’aiuto degli altri si riesce a sopravvivere. L’aspirazione, quello che ci piace fare e ci appaga, il poter fare qualcosa con cui esprimersi ed è questo il vero dio di John quello spirituale che non riusciva trovare quando Donnie glielo diceva, hai bisogno di qualcosa di più grande a cui aggrapparti.


 

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