Il ritratto di Dorian Gray by Oscar Wilde
My rating: 5 of 5 stars
Una tale recensione sarà solo pura formalità caro Oscar!
Appena concluso lo avrei riletto anche subito se non avessi avuto una pila di 6 libri dalla biblioteca che mi aspetta.
Mi sento alquanto intimorita dal fare questa recensione, ma chi sono io per dare un giudizio a un libro di Oscar Wilde? Anche il semplice mettere queste stelline mi sembra poco rispettoso ma lo faccio in buona fede e più che una recensione questa sarà una raccolta di pensieri scaturiti da questa lettura, niente di più.
Tutti sanno di cosa tratta questo libro ma se non lo si legge non si capisce che la vicenda di base è solo un modo per sviluppare tutta una serie di pensieri e teorie filosofiche.
La bellezza è il tema centrale, e l’idea del quadro che raccoglie tutto l’invecchiare di Dorian nasce dalla necessità costante in tutte le era di essere giovani e belli. Come dice Henry, una volta che si perde la bellezza e la gioventù le cose si fanno più difficili. Possiamo forse dire che al giorno d’oggi è diverso? Possiamo forse negare che chi si presenta con un bel volto viene più facilmente accettato ovunque? È così e tutti lo sanno, essere soprattutto belli ma anche giovani aiuta. Infatti anche la gioventù fa parte della bellezza, chi può negare che la chirurgia estetica sia uno dei campi più fiorenti? La chirurgia è il ritratto moderno che cancella tutte le imperfezioni dell’aspetto.
Non è poi determinante che tutti parlavano male di Dorian, le voci girano e si parla delle sue nefandezze, ma appena lo vedevano essendo così bello tutti si ricredevano, dicevano “ma no, uno così bello non può assolutamente fare delle cose così brutte”. L’apparenza è dunque la bellezza? O la bellezza è solo una maschera più o meno temporanea?
Le azioni così brutte che compie Dorian comunque non vengono mai descritte, Wilde ci dice che Dorian va in posti malfamati, sconvolge gli animi e fuma l’oppio. Ma la cosa più cattiva di Dorian è il suo trarre piacere dall’influenzare negativamente gli altri. Lui gioca la carta della bellezza e quindi incanta gli altri e questi gli vanno dietro, uomini e donne, ricchi e poveri. Dorian li ammalia con la perfezione del suo essere e li strega, gli insegna a vivere secondo i piaceri e poi se ne va lasciandoli in preda alle follie da cui poi non riescono più a liberarsi.
Dorian si divide a metà. Inizia da una parte alla luce del sole ad apprezzare l’arte, in tutte le sue forme, dalla musica, ai gioielli e anche ai tessuti. Studia anche i profumi e li colleziona così come i gioielli. Tutte cose perfette, pulite e pure e poi ogni tanto però deve andare a sporcarsi, a fare cose malfamate perché lui stesso si accorge che l’arte e la purezza non è vera come le cose ignobili che vede e vive nei bassifondi londinesi. Quando scompare per giorni e va in questi luoghi oscuri va come a vivere di nuovo perché sente che solo quelle persone che si azzuffano e non hanno la minima classe riescono a vivere veramente. L’arte che colleziona e che tanto ama alla fine risulta solo un’imitazione della vita che non lo soddisfa fino in fondo.
Dorian riesce a stravolgere la vita sia di quelli del suo stesso livello sociale che di quelli malfamati. Sconvolge gli altri come Lord Henry sconvolse lui, Dorian alla fine accusa Henry di averlo avvelenato con quel libro che gli diede, un libro che narra di un giovane parigino che viveva solo secondo i piaceri e che Dorian aveva preso come modello di vita. Henry risponde che l’arte non è assolutamente nociva ma che dipende tutto da chi la osserva.
L’amicizia ambigua prima con il pittore e poi con Henry è la base di tutto. Harry è sarcastico, cinico e ha un’idea precisa di qualsiasi cosa che giudica senza pietà e con freddezza. In questo modo dice chiaramente a Dorian, appena lo vede, che devo approfittare della sua sfuggente bellezza e vivere la vita in modo sfrenato. Dorian appena sente queste parole ha come una rivelazione e mentre posa nel suo primo e ultimo ritratto al naturale che gli sta facendo il pittore Basil sta già cambiando idea sulla sua vita. Sarà proprio questa luce nuova dei suoi occhi che riflette i suoi nuovi pensieri che si allontanano dalla purezza a venire catturata nella tela e il pittore ne rimane subito affascinato. Anche l’idea del pittore stesso che si è “innamorato” di quel ragazzo che posa per lui è intrigante, non viene mai detta la parola “innamorato” però è chiaro, Basil lo adora, e si vergogna dirittura di esporre il suo ritratto perché in quella tela ha impresso anche la sua adorazione per quel ragazzo e si vergogna di mostrarla.
Dorian preferisce Henry a Basil e alla fine Henry dice chiaramente che la gente parla male della loro amicizia.
Importante è l’attrazione che tutti, attrazione che sembra moltiplicarsi dopo che ha venduto la sua anima.
Un libro in cui tutto è normale ma in cui avviene qualcosa di soprannaturale. Nel momento in cui a Dorian è stata rivelata la triste verità che ben presto sarebbe diventato brutto, posa per il suo quadro migliore che lo rappresenta in modo perfetto tanto da renderlo invidioso, lui dipinto non sarebbe mai invecchiato. Dorian con un impeto di impaurita follia vende letteralmente la sua anima al diavolo. Non viene mai detto “diavolo” però è chiaro. Poi appena Basil vede il quadro e capisce l’arcano, cosa dice a Dorian? Gli dice preghiamo. Non è necessaria una spiegazione scientifica di cosa abbia causato invecchiamento del quadro al posto di Dorian. La spiegazione è sottintesa e tutti la capiscono e tutti lo accettano. E anche questa la capacità di un’opera d’arte, farci accettare una cosa straordinaria come ordinaria in quella realtà. Così com’è iniziata tutti accettiamo la sua fine. Quando Dorian pugnala il quadro per liberarsi della sua coscienza e disfarsi di tutte le prove, muore lui. Non c’è nessuna spiegazione scientifica ma è accettabile. È avvenuto qualcosa di magico, divino e diabolico e ora l’incantesimo maledetto si è spezzato.
Degno di nota anche il fatto che Dorian vuole redimersi e a un certo punto penso anche di esserci riuscito. La prima buona azione che fa è rinunciare a deviare una giovane ragazza. Tutto contento va a vedere il quadro e si accorge che non è cambiato, lui si aspettava che come premio per aver rinunciato a quella ragazza, il quadro sarebbe leggermente subito migliorato. Invece no, il quadro continua a peggiorare perché mostra la vera natura di quello che ha fatto. Lui è un ipocrita, pensa di aver salvato la ragazza dalle sue grinfie ma in realtà lo ha fatto per lui, per redimersi. Ecco un chiaro messaggio: salvare qualcuno per apparire migliore non è certo lo spirito giusto. Così gli dice anche Henry che ha capito benissimo che Dorian non sarà mai buono. Dorian ha semplicemente confuso il buonissimo con la bontà d’animo. Il suo animo corrotto non gli permette di pensare ad altri se non a lui.
Dorian capisce che il quadro gli mostrerà sempre la sua coscienza e cioè il vero motivo delle sue azioni, potrà mentire a tutti ma non a se stesso.
Allora per evitare di avere questa controprova e per evitare che qualcuno possa scoprire il suo orrendo segreto decide di disfarsi del quadro.
Dorian dice che la bellezza è un fardello che lo ha rovinato.
Il concetto di bellezza è così potente che può rovinare la vita soprattutto di chi non è bello se non è forte abbastanza da dimostrare il suo valore oltre le apparenze. Ma poi anche chi è bello come vive l’essere apprezzato solo per il suo temporanea aspetto che come dice Henry è destinato a sfiorire?
La società impone di essere sempre belli e giovani e chi perde o non ha queste due qualità (cioè tutti) è destinato a soffrire. Ma poi cos’è la società? Qui l’aristocrazia viene presentata come “un ballo in maschera” continuo, fatto di pranzi e cene in cui gli aristocratici parlano di cose non vissute, disdegnano la plebe e non fanno altro che tradirsi a vicenda, sparlando gli uni degli altri. Per questo forse Dorian si ritrova vivo solo nei bassifondi in cui la gente vive, vive senza maschera anche se malamente
Tra le citazioni di Henry le più importanti sono forse quelle che riguardo la follia e i peccati che lui ritiene indispensabili per sopravvivere. E sono proprio queste idee che toccano maggiormente il suo giovane Dorian. Henry è fermamente convinto che solo nel momento in cui si fa una cosa sbagliata si vive veramente e una volta non ci si pentirà ma anzi si vorrà ripetere.
Per quanto riguarda la trama i fatti non sono molti, la storia è molto semplice ma come dicevo prima è la base su cui poggia tutta l’esposizione delle teorie dello scrittore che vengono esposte attraverso il personaggio di Henry. Non c’è bisogno di dire che l’idea di ritratto che invecchia per Dorian è geniale ma non è a sé stante, non invecchia solo perché una persona diventa anziana ma anche e forse soprattutto perché è cattiva.
Infatti il ritratto si modifica subito, appena Dorian causa il suicidio del suo primo amore, il ritratto cambia e mostra un ghigno malefico. Ciò vuol dire che comunque la bellezza non è data solo dall’esteriorità ma anche da quello che si fa. Sono proprio le sue azioni che lo rendono un mostro perché Basil l’appena lo vede urla, anche Dorian quando torna su sperando che sia migliorato urla. Nessuno urlerebbe mai vedendo un uomo anziano ma quello nel quadro è un mostro cattivo e brutto e la sua anzianità non è certo spaventosa.
Un libro pieno di messaggi che fa riflettere, da rileggere.
La bellezza è davvero così frivola e poco importante? La società continua tuttavia a proporla in modo subdolo come il bene più prezioso. La base di tutti gli spot non è forse l’essere belli, puliti e affascinanti e sempre sorridenti e giovani?
Quanti sarebbero disposti a vendere l’anima per avere un quadro nascosto che vecchia per loro? Tanti, tutti.
"Basil Hallward è quello che credo di essere, Henry Wotton è come il mondo mi dipinge e Dorian Grey è quello che mi piacerebbe essere".
Oscar Wilde
...la bellezza, la vera bellezza, finisce là dove l'espressione intellettuale inizia. L'intelletto è per sua natura una forma di esagerazione e distrugge l'armonia di qualsiasi volto. Appena uno si mette a pensare, diventa tutto naso o tutta fronte, o qualche cosa di orribile. Guarda gli uomini che hanno avuto successo in una qualsiasi delle professioni dotte. Non fanno perfettamente schifo? Eccetto che nella Chiesa, naturalmente; ma nella Chiesa non pensano. A ottant'anni un Vescovo continua a dire quello che gli hanno insegnato a dire quando ne aveva diciotto, e naturalmente ne deriva che mantiene un aspetto assolutamente delizioso. (Henry)
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