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domenica 18 febbraio 2018

L'Ultimo Lappone

L’ultimo Lappone

Olivier Truc
(Le dernier Lapon)

⭐️ ⭐️ (2/5)
(-⭐️) mancanza di emozioni
(-⭐️) troppo prolisso sulle rocce
(-⭐️) troppi animali morti
(+⭐️) ottimo per conoscere la cultura Sami
(+⭐️) favolistico

Inizio subito con il dire che in tutte le pagine si capisce che è un uomo a scriverlo, sia per come descrive gli uomini ma soprattutto per come descrive quelle solo tre donne che compaiono in tutta la Lapponia e nella sua storia. Purtroppo tutti i personaggi sono un po’ troppo meccanici, sono come spenti, non sappiamo niente delle loro emozioni tranne che quelle del cattivo ovvero il francese Racagnal. Esatto il cattivo perché in questo libro o sono tutti buoni (ovvero completamente buoni dalla testa ai piedi) oppure i cattivi sono cattivissimi, spregevoli e orribili. La storia comunque è strutturata molto bene ma sarebbe stato meglio se non fosse così prolissa quando si tratta di descrivere le rocce, abbiamo capito che sono esploratori e geologi ma non c’è bisogno di pensare che si stia parlando a dei geologi, siamo semplici lettori! D’altro canto l’essere specifico sulla cultura dei Sami mi è piaciuto molto in quanto non li conoscevo affatto. Quindi come mezzo di divulgazione dell’etnologia è molto valido ma purtroppo questo è l’unico punto forte di questo libro, se si fosse svolto in qualsiasi altro luogo sarebbe stato davvero banale. La struttura del poliziesco è rispettata nei minimi particolari: lo sceriffo buono, il collega cattivo, l’investigatore protagonista e la sua collega. L’investigatore con tanti segreti dal suo passato e solitario e taciturno ma che risolve il caso. Il caso viene presentato, si indaga andando a interrogare tutti e poi si giunge alla conclusione, secondo me un po’ affrettata. Dopo 400 pagine di indagini in pochissime si conclude il caso e secondo me un po’ troppo in fretta si chiude tutto.
Ora ci sarà un po’ di spoiler:
Ma perché Aslak ha tagliato le orecchie della vittima? E poi perché la vittima è stata uccisa in fin dei conti? Prima ci viene a dire che gli allevatori amano il branco e soprattutto Aslak era completamente dedito alle sue renne e poi se ne va nella bufera (ma dove va poi?) dicendo all’investigatore di prendersi cura delle sue renne quando quelle della vittima vengono uccise? Altro grave problema di questo libro sono gli animali morti, renne che vengono scuoiate, bollite, prese sotto, cani a cui viene staccata la testa… Non mi piace, ho capito che fa parte della loro cultura ma non mi piace leggerlo in un libro perché poi ci rimango male. Ad ogni modo come libro non è male, scorre molto bene ma è troppo freddo, a parte il gioco di parole essendo ambientato in Lapponia, è freddo, i personaggi non hanno spessore e non sono carismatici, neanche l’investigatore, chi è? Invece di descrivere le rocce così bene era meglio approfondire un po’ di più i personaggi. Comunque è un libro che consiglio per aprirsi gli occhi su quello che succede in altre parti del mondo che poi perché gli uomini dovrebbero stare anche lassù? Non parliamo di evoluzione quando per la sopravvivenza di un uomo in quell’ambiente devono morire decine di renne, per la tenda per il cibo e riscaldamento. Ma questo è un altro discorso.

Ps
serviva una figura del tamburo 🥁



“aliena”/

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