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mercoledì 14 marzo 2018

La Leggenda del Vento

“aliena”/

La leggenda del vento

The Dark Tower VIII: The Wind Through the Keyhole
⭐️ ⭐️ (2/5)


No, non ci siamo, per niente. Do due stelle e non zero perché una è per il fatto che ci sono ancora degli argomenti interessanti e una è perché ho fiducia nello scrittore che dovrebbe essere il mio scrittore preferito…
Vediamo cosa c’è che non va. Sento odore di marketing: sembra proprio che King voleva fare un po’ di soldi (ovviamente è giusto dato che è uno scrittore ma....) e si è detto: quale modo migliore se non attaccare una storia che potrebbe stare in qualsiasi libro alla serie della Torre Nera? E così una storia che non c’entra niente, assolutamente niente, con il nostro amato ka-tet viene infilata tra il quarto e il quinto volume della Torre Nera. Effettivamente quello era il punto migliore in cui mettere una nuova vicenda perché avevamo i nostri quattro amati personaggi tutti insieme che si stavano dirigendo verso il Calla. Le possibilità erano infinite, potevano fare qualsiasi cosa e i lettori sarebbero stati contenti di rivederli ancora una volta insieme. Il problema è che il punto davvero migliore era dopo la sconfitta dei frangitori, invece no King li ha voluti uccidere tutti tranne Roland, uno dopo l’altro in modo veloce e senza senso per far arrivare Roland alla torre. Si erano aspettati 20 anni si poteva aspettare un altro po’… Ma questa è un’altra storia. Questo volume che viene definito 4,5 proprio dallo scrittore nell’introduzione in verità non è altro che uno 0. Sempre riguardo all’introduzione lo scrittore (sempre per motivi di marketing a mio avviso) dice che questo libro va bene anche per chi non ha letto la Torre Nera. Già non ha tanto senso per chi ha letto tutti e sette i libri, figuriamoci per chi non ne ha letto neanche uno, ci sono sempre dei riferimenti di qua e di là… Ma è meglio che chi non ha letto la Torre Nera si vada a leggere la serie piuttosto che leggersi questo libro insulso. Niente, sono rimasta delusa. Era iniziato molto bene con i nostri quattro incamminati appunto e poi cosa succede? In stile Decameron si devono rinchiudere perché sta arrivando la tempesta e li Roland racconta una storia. Non fanno altro! Ma stiamo scherzando? Forse la magia è davvero finita, lo scrittore non vede altro che questi quattro manichini che non sanno che fare, i personaggi sono diventati manichini! Dunque si ritrovano al chiuso con del tempo libero e Roland si mette a raccontare... Se viene letto subito dopo il quarto della Torre Nera si ripete esattamente lo stesso schema in quanto Roland poco tempo prima si era messo a raccontare tutta la sua vicenda di Susan. Il libro precedente, il quarto, era quello che mi era piaciuto di meno non tanto perché Roland aveva fatto una pausa ma perché Susan era veramente orrenda, non si sopportava, i personaggi maschili vengono benissimo ma quelli femminili sembrano delle Barbie che si muovono (a parte Susannah che è divina)! Comunque i nostri quattro amici si erano appena rialzati dopo essere stati seduti ad ascoltare una storia interminabile e, dato che si sta per mettere a piovere, si ritrovano un’altra volta ad ascoltare Roland che racconta loro una storia di quando era giovane. Non lo so, mi piace sapere di Roland ma mi piace di più Roland con i suoi amici, le storie sono nettamente più interessanti. Cosa succede in questa storia che racconta Roland? Aveva da poco ucciso la madre e il padre lo manda a risolvere un caso… Sembra quasi CSI! Roland e suo amico Jamie partono e devono risolvere una questione che riguarda una specie di lupo mannaro che va in giro, si trasforma in tanti animali diversi e sbrana e uccide tutti. Varie prove portano i pistoleri a pensare che il mostro sia uno dei minatori che lavorano nei pressi dei luoghi in cui si sono verificate queste stragi. Tra i superstiti di una razzia di questo mostro Roland incontro un ragazzino che ha visto la caviglia del mostro una volta ritornato umano, ha un tatuaggio che rappresenta i detenuti di una vicina prigione. Mentre Jamie raccoglie tra i minatori gli ex detenuti Roland porta il ragazzino dallo sceriffo, guarderà sfilare i sospettati e riuscirà forse a identificare il colpevole. CSI e X Files mixati. Prima che arrivino i sospettati Roland parla con il ragazzino e cosa fa? Gli racconta una fiaba! Cosicché la parte più grossa del libro è rappresentata da questa fiaba (ma chi la racconterebbe mai ad un bambino, ma neanche un adulto!) Questa fiaba si intitola “La leggenda del vento”. Quindi abbiamo Roland che racconta una storia al suo ka-tet e nella storia che racconta lui protagonista racconta una fiaba. La fiaba ha delle parti interessanti anche se è piuttosto noiosa e sempre più lontana da tutto quello che a che fare con la torre. C’è un villaggio, Tree, di boscaioli e l’uomo nero lavora per Gilead andando a riscuotere le tasse ogni anno in questo villaggio. Il protagonista è un bambino di nome Tim. Il cattivo di turno uccide il padre per mettersi con la madre e fa finta che si sia trattato di un incidente. Per poter pagare le tasse la madre si mette con quest’uomo e sarà l’uomo nero a far capire a Tim quello che è successo. Dopo di che l’uomo nero lo indirizza verso la foresta e gli dice di andare oltre la foresta per incontrare il mago Merlino. Il cattivo è un uomo manesco che picchia la moglie ovvero la madre di Tim allora Tim pensa che deve incontrare questo mago per risolvere la situazione. Se devo essere sincera fino a questo punto non mi sembrava neanche un libro scritto da King, sento odore di Ghost Writer, non so chi sia ma non sembra proprio lo stile di King solo quando siamo dentro questa foresta sembra quasi che King abbia ripreso in mano la penna. Tim infatti incontra dei mutanti che gli danno un aggeggio, un robot multifunzionale che si chiama Daria della North Central Positronics che l’aiuterà a raggiungere il punto in cui c’è Merlino trasformato in una tigre che sta in una gabbia. Nel frattempo sta per arrivare la tempesta più pericolosa del mondo che uccide e distrugge tutto. Tim aiuta la tigre a mettersi in salvo dalla tempesta e poi questa grazie al suo aiuto ritorna sotto le sembianze del mago che gli dà una pozione per far ritornare la vista la madre che era diventata cieca dopo che il patrigno l’aveva picchiata e gli dice di dare alla madre la sua ascia che era appartenuta al padre. Con un tappeto magico in stile Aladdin Tim ritorna a casa, guarisce la madre e le dà l’ascia in tempo perché quando arriva il patrigno sarà proprio la madre a ucciderlo piantandogliela nella testa. Nel mezzo di questa fiaba compare anche una pistola che verrà data a Tim da una vedova del villaggio e tutto poi ci fa pensare che Tim sarà un altro pistolero. La storia si svolge sul vettore del leone e poi c’è anche riferimento a Narnia in quanto il leone guardiano del vettore si chiama ovviamente Aslan. Finita la storia Roland conclude il caso. Nel momento in cui ragazzino identifica il minatore mostruoso questo si trasforma uccide altri due ma proprio come se fossi un vampiro Roland lo uccide con una pallottola di argento! C’è proprio un po’ di tutto! Sulla via del ritorno Roland e Jamie si fermano in un convento e scoprono che la madre di Roland era passata per quel convento e aveva lasciato lì una lettera per lui in cui chiedeva al figlio sostanzialmente di perdonarlo per aver tradito il padre con il mago di corte Marten (l’uomo nero). E così è finita la storia di Roland. I quattro amici sono soddisfatti e si mettono a dormire, la tempesta sta finendo. Anche la mia pazienza sta finendo!
Questo libro è fatto da 370 pagine circa scritte in modo largo (tipo Fallen) e lo voglio confrontare con il volume settimo della Torre Nera che sono 1140 pagine scritte fitte e costano entrambi 20 €! Sono contenta che li ho presi entrambi in biblioteca! Sono rimasta delusa da questo libro perché sembra proprio che sia stato fatto con poca fatica andando a utilizzare un mondo che non si meritava di essere trattato così con superficialità. Ero stata molto contenta di vedere il ka-tet pronto per qualsiasi avventura ma evidentemente agli occhi di King questi quattro amici non hanno nient’altro da fare ne da dire, peccato.

 

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