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sabato 1 settembre 2018

Resta con me (Adrift)

Cast


* Shailene Woodley as Tami Oldham
* Sam Claflin as Richard Sharp
* Jeffrey Thomas as Peter
* Elizabeth Hawthorne as Christine

 

 

Plot

 

Tahiti, 1983

Tami è lontana da casa, dopo il liceo ha lasciato San Diego con l’intenzione di star via sono alcuni mesi con una sua amica ma poi dopo sei anni ancora non è tornata. Ha vissuto con i nonni paterni, sua madre che l’ha avuta a 15 anni non si è potuta occupare di lei e suo padre non era benvisto dai genitori.

Tami arriva al porto di Tahiti e alla dogana quando le chiedono quanto sarebbe rimasta lei risponde che non lo sa, vuole solo trovare un lavoro che le permetta di guadagnare qualcosa per partire per la prossima tappa.
Tami lavora al porto, insieme ad un’altra ragazza si occupa delle barche, le sistemano e le ormeggiano.
Un giorno mentre lavorano arriva Richard con la sua barca. C’è subito un’intesa speciale tra Tami e Richard.  Tami la mattina dopo gli porta del ghiaccio per gestire i pesci che questo ha pescato e gli dice di essere vegetariana ma lui la invita lo stesso a cena e sembra tutto così naturale tanto che Tami accetta.
Iniziano la loro relazione, passano i mesi, vanno in giro con la barca per le isole e poi per le città affollate e disordinate. Richard è sorpreso da quanto Tammy sia spericolata mentre lei è affascinata dall’estrema dolcezza di lui.
Durante una delle loro passeggiate per la città Richard incontra due vecchi amici, due anziani signori, Peter e Christine. Questi devono lasciare urgentemente la città e ritornare subito a San Diego prendendo un aereo in quanto il padre di Christine non si sente bene. Il problema è che anche loro sono dei navigatori e la loro barca deve essere riportata a San Diego. Offrono a Richard una profumata ricompensa e un biglietto aereo di ritorno se porterà la loro barca attraverso il Pacifico fino a San Diego. Richard chiede subito se può portare con sé anche Tami e quindi se sarebbero disposti ad offrire due biglietti aerei di ritorno. Tami è un po’ perplessa perché non le va di tornare a casa ma quando Richard le dice che per stare con lei è disposto a rinunciare a quel lavoro allora accetta, lo accompagnerà.

Così inizia il viaggio verso San Diego, la barca di Richard viene lasciata a Tahiti e partono con quella di Peter e Christine. La barca è piuttosto lussuosa e riescono a godersi svariati giorni di navigazione in cui si conoscono talmente bene che Richard chiedi a Tami di sposarla.

Sta arrivando un uragano ma i due non riescono ad evitarlo, ci si trovano ben presto nel mezzo e le onde sono alte come palazzi e di una di queste rovescia la barca. Richard fa entrare sotto coperta Tami mentre lui cerca di gestire le vele. Quando la barca si capovolge Richard sbatte contro l’albero maestro e tramortito va sul fondo.

Sono passati cinque mesi da quando Tami e Richard si sono conosciuti e a questo punto inizia il film: Tami si risveglia nella barca semidistrutta piena d’acqua e di Richard non c’è neanche l’ombra.
Tami pensa che Richard abbia preso la scialuppa di salvataggio e comincia darsi da fare: sistema la barca e improvvisa anche una vela che le permette di muoversi anche se a basse velocità.
Ben presto Tami individua la scialuppa di salvataggio a cui c’è aggrappato Richard. È gravemente ferito ma lei lo cura e lo distende a prua. Richard non può assolutamente muoversi quindi sarà Tami a dover far tutto: continuare a sistemare la barca, raccogliere tutte le provviste che sono rimaste e soprattutto cercare di capire dove si trovano. Grazie a un rudimentale strumento di navigazione e ai suoi calcoli riesce a capire quanto sono distanti dalla loro meta e invece di proseguire per San Diego e quindi l’America decide di puntare verso le Hawaii.

Passano i giorni, le condizioni di Richard peggiorano ma lei non si dà mai per vinta, condividono il poco cibo e si fanno coraggio. Tami non riesce a pescare, il suo credo vegetariano le impedisce di uccidere qualsiasi pesce. Una notte passa anche una nave ma nella nebbia non li vede. 

Cominciano a venir meno le speranze eppure Tami continua a lottare, si prende cura di Richard e della nave.
Con il passare del tempo scopriamo la temibile verità: Richard non si è mai salvato e Tami se è solo immaginato, un po’ forse per le allucinazioni e un po’ forse per la sua necessità di non essere sola. Quindi tutte le scene con Richard erano in verità con lui solo nella sua testa. Per tutto quel tempo era stata da sola. Tami non l’aveva mai trovato in quanto Richard era inesorabilmente affondato durante l’uragano.
Dopo più di 40 giorni Tami raggiunge la terra, sono le Hawaii e una nave la soccorre.
Tempo dopo prende un aereo e torna a Tahiti, risale sulla nave di Richard che ormai è sua.

Ci sono delle scritte che ci informano che la trama del film è stata tratta da una storia vera, la vera Tami ha continuato a viaggiare per il mare così come ci ha fatto capire il regista concludendo il film con il suo ritorno al punto di partenza.

 

 

Commento

 

Un film il cui trailer non da false aspettative, c’è tutto quello che ci si aspetta, ma non è una nota negativa.
Ammetto che la prima volta che ho visto il trailer ho detto “No, non è proprio un film che fa per me”. Tuttavia guardando il trailer più e più volte ho cambiato idea, ho intravisto qualcosa che mi ha convinto ad andare a vedere questo film e sono contenta di averlo fatto.
Ho trovato delle analogie con due film che mi sono altrettanto piaciuti e che comunque sono sempre piuttosto particolari, cominciamo con queste.

Come Passengers 
Il cast è ristretto e focalizzato sulla coppia, qui l’abilità nello scegliere le persone giuste perché se dobbiamo vedere sempre e solo per circa due ore le stesse due persone queste vanno scelte in modo che siano innanzitutto affiatate e quindi credibili nella coppia che stanno raccontando e poi anche capaci di esprimere da soli tutto quello che la storia ha in serbo per lo spettatore. Anche su Passengers i due erano naufraghi e la storia è andata forse bene ma non benissimo. 

Come Vita di Pi 
Il naufragio di un vegetariano che si ritrova a dover uccidere dei pesci per sopravvivere. Sembra magari una sciocchezza per chi non ha un certo feeling con gli animali ma chi si rifiuta di mangiarli avrà sempre un problema a dover uccidere un animale anche se per sfamarsi. Mi è piaciuta molto questa cosa in quanto non credo che sia un problema da poco, la capacità di uccidere per sopravvivere. Quando tutti pensano che gli animali siano inferiori è facile dire “uccido quel pesce e me lo mangio” ma chi è vegetariano considera gli animali importanti tanto quanto gli umani e quindi ritrovarsi con la necessità di uccidere un animale non sarà mai semplice. Succedeva anche su vita di Pi, il dover comportarsi in modo completamente diverso da quello che vorremmo e quindi andare contro nostra etica solo per sopravvivere.

Ma siamo qui per parlare di Adrift.
Adrift, alla deriva - il vero titolo. Vediamo quanto sia molto più azzeccato questo titolo rispetto a quello italiano. Resta con me. Ovviamente come titolo è stupendo ma da forse un’idea diversa del film, ti fa pensare che scegliere il titolo è come scegliere l’amo giusto per la preda che si vuole far abboccare. Sapendo che gli italiani amano questo genere di storie si è puntato più sul romanticismo e quindi con un titolo “resta con me” ecco un’idea certo di un viaggio in barca piuttosto problematico ma non di un film alla deriva. Alla fine il film è uguale per tutti sia per gli italiani che per gli americani però le aspettative sono diverse. Fa pensare.

Alla fine il film ci informa che è stato tratto da una storia vera ma sinceramente non m’importa. Attenzione, non voglio dire che non mi importa di quello che ha vissuto la vera Tami ma voglio solo dire che film sarebbe stato valido per me anche se fosse stato completamente inventato in quanto il messaggio mi sarebbe arrivato ugualmente.

Il messaggio
Ad un certo punto Tami dice, parlando con il suo fantomatico Richard: se non ti avessi incontrato non sarei stata in questa situazione ma baratterei tutti ricordi della nostra esperienza con la mia salvezza ovvero tutto quello che abbiamo provato vale così tanto che lo rifarei anche sapendo di giungere a questo punto.
Richard avrebbe potuto dire lo stesso? Secondo me no perché comunque salvarsi o meno fa una bella differenza e finché sei in vita è difficile dire “va bene così come è andata”. Cinismo? Penso solo di evitare quel falso buonismo che ricopre le affermazioni di molti.
Una storia d’amore sì ma anche una storia sul fato. Tami è fuggita di casa e sono sei anni che è lontana da San Diego ed è proprio grazie a questo suo pellegrinaggio senza meta che ha conosciuto il suo grande amore ma proprio a causa di questo loro fare, di voler viaggiare dopo essersi trovati si perderanno inesorabilmente. Anche qui c’è da pensare, il fato? Cos’altro?

Non mi sorprende il fatto che Tami abbia continuato a navigare dopo l’incidente, se una cosa ce l’hai veramente dentro abbandonarla è impossibile.
Ma non voglio parlare di questo in quanto stiamo passando alla realtà ed io mi voglio attenere esclusivamente ai fatti cinematografici.

Tami è un bel personaggio, certe volte è proprio vero che alcuni non si trovano bene nel posto in cui nascono ma forse è solo colpa di quelli che si ritrovano intorno. Tami è costretta a viaggiare ma non penso che si tratti di voler vedere il mondo, più che altro sembra la necessità di cercare un posto soddisfacente in cui stare e con un posto intendo un posto corredato di una persona.

Dal punto di vista tecnico ho trovato lei estremamente brava, convincente e capace di rendere la storia vera. Fare una naufraga non è certo uguale a recitare una parte qualunque per la strada, bisogna essere in grado di sporcarsi, di essere triste e di sembrare tristi davvero. L’ho trovata veramente perfetta. Il film adotta la tecnica di cominciare presentandoci il centro della trama, cominciamo con il naufragio, niente scritte, niente titolo, Tami si risveglia sulla barca semidistrutta. Poi arrivano i flashback che poco alla volta si ricongiungono con il corso della storia. Estremamente un tocco d’arte il momento in cui scopriamo che Tami si era inventata Richard e non penso che si tratti di allucinazioni date dal mare ma di una capacità del cervello che ha di autosalvarsi, nel momento in cui sa che tu hai bisogno di qualcuno te lo crea.
È stata sicuramente una scelta che lo ha reso un po’ più speciale certo se si fosse salvato anche Richard la storia cambiava ma forse non ne avrebbero fatto un film. Con Richard vivo cambiava il sentimento finale, non tristezza ma gioia perché ci siamo salvati tutte e due. Ma forse il pubblico vuole questo finale con Tami e la tristezza per aver perso il suo amore che però è mista alla gioia per essere ancora viva. Un finale più vero, l’amo “...E vissero tutti felici e contenti“ non è più molto efficace.

Quando ho visto che il film era ambientato negli anni 80 ho tratto un sospiro di sollievo, niente tecnologie ne applicazioni, niente social network, niente di tutta questa frenesia tecnologica che purtroppo troppo spesso rende i film ambientati al giorno d’oggi piuttosto patetici.

Guardando bene l’inizio del film vediamo effettivamente Richard andare a fondo però nessuno se ne preoccupa a tal punto da mettere in dubbio la presenza di lui sulla nave. Solo dopo che il flashback arriva al punto dell’uragano e lo vediamo di nuovo affondare con il suo impermeabile giallo capiamo prima che Tami ce lo riveli, prima che ci dica che per tutto il tempo è stata con un’illusione.

Un film crudo ma anche vero, sembrava vero, sentimenti veri, semplici ma crudi e intensi. Un film che, se ci facciamo coinvolgere, è capace un po’ di alterarci perché le storie più vere non possono lasciare imperturbato chi le guarda e chi le ascolta veramente.
Un film da rivedere.

 

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