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lunedì 29 ottobre 2018

Review: Cassandra

Cassandra Cassandra by Christa Wolf
My rating: 3 of 5 stars

Penso che sia uno delle letture più difficile che abbia mai incontrato ma sono contenta di aver raggiunto la fine. Ammetto che dopo le prime pagine stavo per abbandonare, troppo complesso, intricato, difficile e diverso da qualsiasi altra cosa abbia mai letto. Stavo per abbandonare innanzitutto a causa della mia ignoranza, ho fatto il liceo, non ho mai avuto un’insufficienza eppure eccomi qui che non so niente di epica, niente di niente. Ma non mi si può neanche dire che me la dovrei leggere da sola, perché mai mi sarebbe venuto in mente se non la conoscevo? Perché ho visto (e presto dimenticato) il film Troy? Ebbene sì nella mia città c’è un liceo scientifico pieno di incompetenti a causa del quale mi sono trovata a maneggiare questo libro con difficoltà. Però poi mi sono detta: perché abbandonare proprio nel momento in cui mi trovo di fronte a qualcosa di nuovo? Se ogni volta che si presenta una sfida oppure una novità noi ci tiriamo indietro per paura di non riuscire ad affrontarla oppure per paura di risvegliare la mente assopita per poter assimilare concetti presentati in modo diverso, quand’è che cresciamo psicologicamente? Sono pienamente convinta che tutte le menti dalle più piccole alle più grandi possono imparare e continuare a farlo sempre basta uscire dal letargo, lo so è uno sforzo aprire un libro e leggere. Se il libro è difficile bisogna provarci e arrivare alla fine, poi magari se non si è capito niente si rilegge oppure ci si fa aiutare però bisogna sempre provarci. E io ci sono anche riuscita, sono arrivata alla fine, capendoci. Dunque dato che non sapevo niente di Epica mi sono dovuta stesso informare e grazie ad Internet e soprattutto a Wikipedia ho colmato alcune delle mie lacune mentre altre le ho dovute lasciare in quanto ricerche troppo lunghe mi avrebbero fatto perdere il ritmo e il filo del discorso. Perché il libro parte proprio dal presupposto che chi legge sa tutto quello che è successo prima e quello che sarebbe successo dopo e quello che sta succedendo in quel momento.

Sarebbe stato un vero scempio abbandonare un libro in cui alberga una tale idea, un’idea geniale perché a Christa è venuto in mente di impersonare Cassandra, un personaggio epico nel momento in cui sta per salire sul patibolo. Cassandra è stata catturata dai greci e viene portato da Agamennone a Micene (visto quante cose ho imparato, tutta storia che non sapevo) e andando verso il patibolo ripensa a tutta la sua vita, ed è come se ci trovassimo di fronte alla sua mente, anzi nella sua mente, immersi nei suoi pensieri messi qui per iscritto e proprio come sono i pensieri di tutti anche questi sono confusionari. Confusionari per chi sta fuori ma quando uno pensa quella confusione segue sempre un filo logico. È anche questa confusione il motivo per il quale stavo per abbandonare, non solo si parlavano di cose che il lettore avrebbe dovuto sapere ma venivano presentate in un modo piuttosto intricato perché questi pensieri non hanno neanche altra punteggiatura, oltre a punti e virgole, ma basta. Ma è ovvio. Quando pensate anche voi nella vostra testa non passate da un concetto all’altro senza farvi tanti problemi? Quando pensate alla conversazioni cosa vedete due punti e virgoletti ad organizzare le battute? No, è tutto così, come in questo libro. Ne risulta che a guardarle, le pagine sembrano muri di parole però come tutti i muri vanno affrontati, e scalati.
Sembra quasi un libro scritto perché se aveva la necessità di scriverlo, perché in fondo non racconta niente della scrittrice, non è una sua eroina oppure un suo personaggio che lei usa per raccontarci quello che pensa o che inventa di punto in bianco. Certo un po’ di quello che pensa Christa c’è perché ha scelto un personaggio in particolare però un personaggio già costruito e potrebbe essere quasi definita in modo moderno una fanart dell’epica. Cassandra poi è stata scelta forse proprio in virtù della sua sfortuna, lei che sapeva tutto quello che sta per succedere ma che nessuno riusciva a credere. Ho letto poi anche la postfazione (non tutta perché è un po’ troppo prolissa) che la traduttrice ha aggiunto alla fine del libro: scrive che in realtà Cassandra non aveva nessun potere ma dava questi oracoli non perché prevedeva ma perché semplicemente lei vedeva ovvero ragionava, e si disputava un po’ sul verbo tedesco sehen. Anche qui sono interpretazioni perché se vogliamo parlare di epica un po’ di soprannaturale c’è, che dire allora di Achille che prima ha detto che forse era figlio di una dea, Teti (ora ne so davvero tanto, almeno confronto a prima, perdonate la digressione). Se Christa scrive che Achille poteva essere un semidio allora la sua Cassandra deve credere un po’ al soprannaturale anche se poi dice di non credere più negli dei. Ma in realtà sono tutte storie che si basano su fatti reali. Certo Cassandra sembra essere molto lungimirante già naturalmente di suo e capace di vedere la situazione politica da un punto di vista più intelligente del padre Priamo. Cassandra guarda lontano e capisce che il suo popolo non sarebbe mai sopravvissuto a quella guerra e quindi dice al padre: attenzione… Però possiamo non credere che era stata contattata da Apollo? Perché no? L’autrice comunque parla sempre del dono del dio Apollo che poi si era infuriato perché lei non era voluta stare con lui in cambio e allora gli ha detto: tieni pure questo dono della veggenza ma poi nessuno ti crederà mai, così ti impari! Certo sono tutti dei umanizzati ma chi è che riesce ad immaginare qualcosa non umanizzato? Perché io dio della chiesa non è umano? Ma di questo non ce ne importa. E infondo non ce ne importa neanche di come Cassandra riesce a vedere, Dio o no il problema più grande è Eumelo, il capo delle guardie. Così sono gli umani che scrivono completamente il loro destino, gli dei mettono solo qualche parola. Eumelo la tiene sempre sotto controllo, è lui che fa in modo che tutto quello che dirà anche alla fine a proposito del cavallo, non venga mai preso in considerazione.

Il libro è tutto in prima persona e secondo me anche questo è sempre indice di una mente capace di immedesimarsi moltissimo nel personaggio perché solo se ti senti davvero un altro riuscirai a parlare in prima persona e a far credere di essere quello lì che impersoni. Leggendo questo libro sembrava di sentire Cassandra, sembrava di sentire tutti i suoi fantasmi, i suoi sentimenti e ricordi che erano con lei mentre andava al patibolo. Malinconia, amarezza, solo la paura non c’era. Cassandra è più che altro nostalgica ma anche rassegnata perché dopo tutto si era spesso rassegnata, la sua vita non era stata molto facile, sempre contro tutti.

Altra cosa molto complessa e dovuta sempre al fatto che sono i pensieri in prima persona di Cassandra è il fatto che la linea temporale non sia lineare ovvero non è che Cassandra comincia a pensare dall’inizio della sua vita alla fine e va dritta. No, comincia da un punto poco indietro, sulla nave da Troia a Micene, poi torna tutta indietro poi va un po’ avanti e così via. Modo narrativo che per chi è ignorante come me risulta anche più difficile perché non sapendo la storia mi sono dovuta un attimo fermare, fare mente locale e come dicevo prima sanare alcune buche. Ma ne è valsa la pena perché ne è venuta fuori una storia assurda da quanto è fantastica, e pensare che al giorno d’oggi sono tutti impazziti per il “Trono di Spade”, confronto a questo non vale (quasi?) niente. Se solo i professori riuscissero a far capire agli alunni la bellezza che certe opere antiche hanno essi aprirebbero le loro menti per scoprire quanto in realtà libri “vecchi” possono essere molto più avvincenti ed emozionanti di televisori nuovi che sputano fuori spesso cose poco innovative.

Penso che la maggior parte della difficoltà sia dato dal fatto che per esempio l’Eneide non è scritta in prosa ma cosa deve fare il professore se non aiutare gli alunni a scoprire la bellezza che si cela dietro un testo scritto difficile? Purtroppo molti ex alunni torturati dai professori finito il liceo odiano tutto quello che è stato trattato in modo inappropriato, considerandolo noioso. Ma dal libro che ho letto si evincono vicende tutto tranne che noiose!

Questo libro mi ha generato dunque un un po’ di amarezza perché quando si riconosce la propria ignoranza non è mai una bella cosa. Però il punto positivo dell’ignoranza è che può essere facilmente annullata. Vedete quanto è infima l’ignoranza? Genera sempre altra ignoranza. Avrei aumentato la mia ignoranza se di fronte a questo libro piuttosto difficile con argomenti che non conoscevo avessi accettato la mia paura iniziale: io non so niente di queste cose e quindi non le posso capire. Invece ora conosco una scrittrice nuova, conosco un modo di scrittura geniale, conosco tutte quelle storie epiche di ero all’oscuro e ho incontrato anche Cassandra nuotando nella sua mente.
Dunque tutto ciò per dire leggete questo libro ma leggete anche, leggete quello che volete voi e non quello che vi dice la pubblicità, la pubblicità è come Eumelo, ha paura delle menti che escono dal gregge.



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