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mercoledì 10 ottobre 2018

Review: La legge della notte

La legge della notte La legge della notte by Dennis Lehane
My rating: 2 of 5 stars

Una storia senza sentimento....peccato...

Non posso proprio dire che questo libro non mi sia piaciuto in quanto è stato scritto con estrema precisione, però la prima parola che mi viene in mente da dire per descriverlo è: documentario. Non sembra un romanzo ma un documentario che mi insegna in modo molto efficace quello che succedeva negli anni 20 e 30 in America. Nella mia ignoranza non ne sapevo molto del proibizionismo ma dopo questa storia mi sento altamente ferrata sull’argomento. Lo stile di scrittura è senz’altro preciso e di classe ma purtroppo non emerge una trama accattivante, mi stupiscono di più le cose che succedevano realmente in America che le vicende inserite dall’autore nel libro per presentarci i fatti veri.

Se vogliamo analizzare cosa succede al protagonista Joe avremo una sequenza di eventi piuttosto povera:
1. Si innamora di Emma
2. Vai in prigione per la rapina in banca
3. Maso lo manda a Tampa, Ybor
4. Collabora con i cubani
5. Si innamora di Graciela
6. Uccide i suoi nemici Maso e Albert
7. Passa al suo amico Dion il suo impero
8. Se ne va a Cuba a fare il contadino con Graciela
9. Graciela viene ucccisa
10. Ritorna a Ybor

La trama è molto piatta, lineare, senza neanche tanta fantasia, niente intrecci, niente colpi di scena. Va tutto come dovrebbe andare tanto che molto spesso mi sono ritrovata a immaginare cosa sarebbe successo.
La parte iniziale mi è piaciuta di più, ma da quando Joe è uscito di prigione la piattezza ha sconfinato in una caduta in discesa. Il libro non mi ha mai annoiato perché come dicevo prima tutti quei fatti storici l’hanno reso interessantissimo. Ma i personaggi?
Joe è così semplice che non ha nessuna personalità, niente lo caratterizza se non quel suo innamorarsi subito appena vede le uniche due donne che incontra nella sua vita. Anche qui fa un po’ sorridere, Joe vede Emma e se ne innamora poi vede Graciela e se ne innamora. Era scontatissimo che Joe avrebbe soppiantato Emma con quella donna sconosciuta che lo aveva colpito appena arrivato a Tampa. Poi era così anche scontato che una volta che Joe avesse messo su una famiglia con Graciela ecco che sarebbe ricomparsa Emma. Al fatto che era morta non ci credeva nessuno. Sinceramente a questo punto io mi aspettavo qualcosa di un po’ più potente, fino a qui sembra una telenovela ma poi perché non proseguire come una telenovela? Sarebbe stato meglio con Joe che diceva a Graciela “tanti saluti” e si riprendeva Emma. Invece no, Emma viene presentata come brutta, invecchiata e stupida e Joe dice a lei “tanti saluti, addio, sono andato avanti” (volpe e uva!?). Cosicché tutto il pensare e i pochi sentimenti di Joe per Emma che forse sembrano veri prima adesso sono solo un mucchio di parole senza senso. Graciela come personaggio è molto debole, effettivamente cosa fa oltre a costruire questi rifugi? Dice di essere un punto focale per l’organizzazione dei cubani in Florida ma cosa fa? Niente. Il problema è che le donne sono poche e patetiche, sono riportate nel classico modo maschile di concepire la donna. Le donne (Emma e Graziella) vogliono solo stare con Joe ma sembrano avere spesso delle turbe incomprensibili. Sembrano solo delle bambole gonfiabili messe lì tanto per chiarire che questi gangster non sono mica tutti gay… Ma no, era meglio non metterle. Non è la prima volta che mi capita di riconoscere spesso che scrittori maschi non riescono a rendere veritiere le donne nelle loro trame. Donne che comunque servono solo a soddisfare alcuni appetiti e poco altro, parlano poco, vivono poco.
Penso che il libro migliore sia quello fatto da un uomo e una donna insieme così che possano rendere credibili si è personaggi maschili e quelli femminili.

Altra grande mancanza del libro sono i sentimenti, sia maschili che femminili ovviamente, non c’è niente di introspettivo, niente pathos. I personaggi rimangono sempre sul superficiale, si muovono di qua e di là ma cosa pensano? Quali sono le emozioni che provano? Persino Joe quando scopre che il padre era corrotto non pensa niente o come minimo l’autore non ci dice cosa pensa, cosa gli frulla per la testa? Mistero. Le vicende sono presentate in modo molto freddo e distaccato, sembra di guardare una partita a scacchi, quando muovi un pedone non sai cosa sta pensando ma lo vedi solo andare avanti.
La caratterizzazione del personaggio è completamente assente, di Joe sappiamo solo le sue relazioni familiari e gli amici, ma i suoi sogni? Mistero. L’unico suo pensiero che l’autore cita è la paura di morire. Cosa che viene ripetuto più di una volta. Ma possibile che nel corso della sua vita abbia pensato solo a quello?

Poi c’è quella storia delle pantere, Joe vede per ben due volte delle pantere comparire in posti assurdi (la palude, l’ospedale), pantere di un’illusione che vede solamente lui. Poi poco prima che Graciela muore Joe sogna di essere in Africa con la sua famiglia e sono assediati da queste pantere. Che significato ha? Non si sa, a questo punto era meglio evitare di mettere una cosa così interessante se poi non la porti avanti.

Dopo aver preso questo libro in biblioteca mi sono accorta che faceva parte di una serie di tre libri ed era esattamente il secondo. La piattezza della trama si è rivelata anche dal fatto che non era assolutamente necessario leggere il libro precedente e non è neanche necessario leggere il libro successivo. Mi sono informata, il libro precedente parlava del fratello di Joe, Danny, mentre il successivo tratta eventi relative a Joe tra 10 anni. Sono stata delusa da questa notizia perché credevo che le cose potevano essere fatte anche più in grande.

Ecco come mi aspettavo che fosse stato:
* Primo libro la storia del padre di Joe (a quanto pare è molto interessante)
* Secondo libro la storia di Joe (poteva essere meglio)
* Terzo libro la storia del figlio di Joe (si può andare avanti all’infinito così)

A proposito delle storie della vita, le storie così lunghe come quella di Joe le trovo un po’ troppo dispersive. In questo libro si raccontano fatti e vicende che abbracciano un lungo periodo di tempo. Qui stiamo parlando di una storia che inizia nel 1926 e va avanti per molti anni fino al 1934. Secondo me è stato anche questo deleterio per la potenza della trama, diluita in così tanto tempo è diventata blanda, sembra il racconto di una storia e non più la storia stessa. Facendo passare tanti anni ovviamente si perde qualcosa perché spesso in poche righe si riassume quello che è successo in un lungo periodo di tempo per saltare al successivo.
Mi è sembrato un libro un po’ fatto di fretta, invece di analizzare i singoli fatti darne una versione sommaria. Per non parlare della conclusione, andava tutto bene per Joe diventato anche un buono ma certo non poteva finire così altrimenti sarebbe stato patetico. Doveva morire qualcuno, colpo di scena o colpo di cliché ? Così si è deciso di uccidere Graciela sempre in stile telenovela.
La parte più interessante è stata quella di Joe in prigione e già solo con le vicende di quegli anni poteva venir fuori un ottimo libro, solo fino al momento in cui Joe usciva di prigione. Evidentemente l’autore non ha la necessità di fare libri su libri essendo già ampiamente famoso e quindi ha tagliato corto, ha avuto quest’idea ma non l’ha sviluppata fino in fondo. C’erano tantissime cose che potevano essere approfondite e sfociare in una saga di libri, molti di più e molto più potenti.

Ho scoperto che è stato fatto anche un film di questo libro e in effetti leggendolo sentivo proprio un’impronta di una trama adatta alla sceneggiatura. Gli attori sapranno forse esprimere con le loro espressioni quei sentimenti assenti nel libro. Eppure sembra che neanche il film sia andato bene ma non posso giudicare ciò che non ho visto (ma me l’aspettavo).

Anche Albert, prima sembrava il cattivo più cattivo di tutti e poi me lo fai rimbambire da una donna morta e lo fai morire in un modo così patetico? Anche Maso, sembrava al vertice della malavita poi niente, fregato e tradito dai suoi.
Che dire di Joe che prima dice “non uccido nessuno” e poi uccide tutti prima di andare a fare il contadino che pianta caffè. Anche quella parte finale a Cuba, troppi dati sulla coltivazione del caffè, a me non me ne frega niente del procedimento dettagliato della produzione di caffe (ecco un altro mini documentario) certo lo trovo estremamente interessante così come è stato utile ampliare la mia cultura sul proibizionismo, così ho conosciuto la situazione delle popolazioni di Cuba dopo che è stato cacciato Machado. Ma perché so tutte queste cose storiche invece di conoscere Joe? Tutta quella parte di Cuba sembra solo un documentario ampliato allegato a quello sul proibizionismo.
Peccato perché comunque lo scrittore è di solito in grado di costruire personaggi molto potenti e veri, questi sembrano solo dei nomi scritti tra le pagine.

Ora scriverò nel dettaglio come avrei sviluppato la trama in certi punti:

Maso dice a Joe di uccidere il suo amico Dion e Joe lo fa perché effettivamente l’aveva tradito. Maso e Joe sono di nuovo amici e perfettamente in sintonia con Lucky Luciano.

Joe e Graciela vanno a Cuba ma ci vanno perché Joe era già andato a trovare Emma e avevano iniziato la loro relazione. Joe e Emma sarebbero andati via da Cuba così che avrebbero lasciato lì Graciela per fuggire insieme e tornare a Ybor, Tampa dove avrebbero continuato a regnare in quella casa che Joe aveva costruito per lui e Graciela.

L’ex capo della polizia finisce i suoi giorni manicomio, è così pazzo che gli mettono la camicia di forza a vita.

Poi (per proseguire con lo stile del libro) passano un tot di anni e il figlio di Joe bussa alla porta del padre…




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