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mercoledì 17 ottobre 2018

The Wife - Vivere nell'ombra

 

The Wife - Vivere nell'ombra


Titolo originale 🎥 The Wife
Lingua originale 💬 inglese
Regia 🎬 Björn Runge
Produttore 💵
* Rosalie Swedlin
* Meta Louise Foldager
* Piers Tempest
* Piodor Gustafsson
* Claudia Bluemhube
Sceneggiatura 📄 Jane Anderson
Musica 🎵 Jocelyn Pook
Fotografia 📷 Ulf Brantås
Montaggio 🎞 Lena Runge
Casa di produzione 💵
* Anonymous Content
* Meta Film
* Tempo Productions
* Silver Reel
* Spark Film and Television
Distribuzione 🎟 Sony Pictures Classics
Distribuzione Italia 🎟 Videa - CDE
Durata ⏱ 100 minuti
Paese 🌍 Svezia, Regno Unito, Stati Uniti
Box Office💰 $8.4 milioni
Anno 📆 2017
Data uscita:
12 Settembre 2017 (2017 Toronto International Film Festival)
17 Agosto 2018 (Stati Uniti)
28 Settembre 2018 (Regno Unito)
4 Ottobre 2018 (Italia)
Tratto da: The Wife by Meg Wolitzer

 

 

Cast

 

* Glenn Close: Joan Castleman
* Annie Starke: giovane Joan Castleman
* Jonathan Pryce: Joe Castleman
* Harry Lloyd: giovane Joe Castleman
* Christian Slater: Nathaniel Bone
* Max Irons: David Castleman
* Elizabeth McGovern: Elaine Mozell
* Alix Wilton Regan: Susannah Castleman

 

 

Riassunto

 

Connecticut, 1992
Joan Archer e suo marito Joseph Castleman sono una coppia sulla sessantina e vivono in riva al mare in una grande casa di mattoni. Una mattina arriva una telefonata: Joe ha vinto il premio Nobel per la letteratura e gli sarebbe stato consegnato il prossimo dicembre a Stoccolma dal re in persona. Dopo una vita a scriver libri ecco finalmente il tanto agognato premio. Mentre esultano felci, nella faccia di Joan c’è una strana espressione, per quanto sia contenta della vittoria del marito una strana ombra vela il suo sorriso. Vengono avvisati amici e parenti e c’è una piccola festa a casa Castleman. C’è anche David, il figlio maggiore dei due e sua sorella Susanna, incinta. David chiede al padre se ha letto quel racconto che aveva scritto e che gli aveva lasciato per ricevere un giudizio, ma il padre lo liquida con poche parole, non è il momento di parlarne.

David accompagna i genitori a Stoccolma e sull’aereo sono seguiti anche biografo Nathaniel, è da tempo che sta chiedendo l’autorizzazione per comporre la biografia ufficiale di Joe ma non sembra ottenerla.

Arrivati e accolti in albergo dalle autorità, viene assegnata una giovane fotografa a Joe, lo avrebbe seguito durante tutta la sua permanenza al fine di documentare questa sua esperienza. David rimane sorpreso quando il padre non si ricorda il nome di uno dei suoi personaggi. A guardarlo Joe non sembra affatto il brillante scrittore che ha ricevuto un Nobel, è distratto, ha continuo bisogno dell’aiuto e delle cura della moglie ma questo non lo persuade dal flirtare con la fotografa. Durante un ricevimento Joe e Joan vengono presentati agli altri vincitori del Nobel, ognuno accompagnato dalla sua famiglia. Joe non ha problemi a dire a tutti che tua moglie non scrive.
C’è sempre qualcosa di strano nello sguardo di Joan.

Ivy League college, 1958
La studentessa Joan Archer consegna al suo attraente professore Joseph un lavoro che ha scritto. Joe le dice che non è male e le chiede di fare la babysitter a sua figlia Fanny. Joe è sposato con Carol. Quando Joan va a casa loro trova già una copia al limite, litigano continuamente e la casa è un putiferio. In un cassetto trova una noce, di cui Joe ne era ghiotto, con su scritto una dedica per Carol. Joan confessa alla piccola Fanny neonata che si stava innamorando di suo padre.

Stoccolma, 1992 
Joe deve andare a fare le prove della cerimonia della consegna del Nobel ma sua moglie decide di non seguirlo, con grande sorpresa di Joe è costretto ad andare da solo all’appuntamento.
Joan viene subito affiancata da Nathaniel, la convince a prendere un drink insieme. Le dice che ha trovato un suo racconto di quando frequentava l’università intitolato: la moglie del docente. Nathaniel le fa subito capire che sta benissimo cosa sta succedendo dietro le quinte, ha trovato anche un vecchio lavoro di Joe pubblicato ma non è niente in confronto a quello che sta scrivendo ora. Le dice poi che ha parlato con Fanny, ora una dentista, e con Carol, che f ala psichiatra e che ha ammesso di essere contenta che Joan si sia presa Joe. Joan rimane composta, non si sbilancia e, sebbene, fumi molte sigarette e beva molti drink, non dice niente ma se ne va compita.

Ivy League college, 1958
Quando la giovane Joan aveva portato al suo amato professore il suo racconto intitolato “La moglie del docente” questo aveva capito perfettamente che si riferiva a Carol ma invece di prendersela l’aveva baciata e avevano iniziato la loro relazione. 
Joseph in seguito porta la sua Joan a una lettura di un libro di una sconosciuta scrittrice che poi quando incontra Joan le dice chiaramente che le donne non hanno speranza del mondo della letteratura, gli uomini sono editori, critici, decidono loro cosa pubblicare e un vero scrittore non è quello che scrive ma quello che viene letto e una donna non ha speranza.

Stoccolma, 1992
Nel frattempo alle prove Joseph si mostra piuttosto distratto, fa fatica a capire quello che deve fare, non si sento neanche tanto bene e fa una pausa. La fotografa sempre con lui lo soccorre e rimane affascinata dal suo fare. I due si stanno per baciare quando l’orologio di Joseph suona, deve prendere le pasticche per il cuore. Joseph ha già un pacemaker, ma non riesce a rinunciare ai dolci. La fotografa allarmata se ne va, quando Joe cerca di scrivere una dedica per lei su una noce che aveva in tasca ma non ci riesce, le sue mani fremono e lei se ne va a spaventata.

Più tardi quando Joan e Joe si riuniscono nella camera d’albergo Joan trova la noce con la dedica nella tasca della giacca del marito e si infuria. Ha capito benissimo cosa sta succedendo, suo marito la sta tradendo di nuovo. E così veniamo a sapere che Joseph l’ha sempre tradita, e Joan lo ha sempre perdonato.
Il loro litigio viene interrotto dalla telefonata della figlia, Susanna ha partorito il loro nipotino, si chiama Max. La felicità della notizia li distoglie dalla loro litigata

La sera seguente, David cena con i suoi genitori e il padre riesce a snocciolare un giudizio di senso compiuto sul racconto del figlio che David apprezza molto. Dopo che i genitori se ne sono andati in camera David viene avvicinato da Nathaniel, i due passano la sera insieme al bar.

1960
I giovani Joseph e Joan vivono insieme, Joan lavora per una casa editrice e si rende conto che effettivamente gli uomini sono meschini nei confronti delle donne e non è semplice farsi pubblicare. I due sono poveri e vivono in un monolocale, senza riscaldamento. Un giorno Joseph da a Joan il suo racconto che vuole pubblicare, dopo essere stato cacciato dalla scuola per essere stato con la sua studentessa diventare uno scrittore è l’unica sua possibilità. Joan legge quel racconto intitolato “La noce”, ma gli confessa che non ho speranza, le idee ci sono mai suoi personaggi sono di legno. Joseph se la prende e minaccia anche di lasciarla, come colpito nel suo profondo. Joan si dispera e gli chiede anche scusa facendogli capire che se non apprezza il suo lavoro non significa che non ami lui. Si riappacificato e lei gli propone di controllarglielo. Il risultato è che “La noce”, viene pubblicato, è il primo lavoro di Joseph.

Stoccolma, 1992
È arrivato il giorno della cerimonia. Joan e Joseph si stanno preparando e poi arriva anche David, ha una strana espressione, dopo aver parlato con Nathaniel la notte precedente, tutto è per lui più chiaro. Rinfaccia al padre il fatto di non ricordarsi neanche come si chiama il suo personaggio, urla loro che ha idolatrato il genitore sbagliato, che adesso ha capito perché non poteva entrare nello studio mentre stava lavorando sui libri che scriveva con sua madre chiusa dentro, ora ha capito, lo accusa di aver schiavizzato sua madre e disperato lo aggredisce. Joan continua a negare e dopo averlo calmato se ne vanno alla cerimonia.

Connecticut, 1968 
Joan e Joe vivono già nella casa sul mare, il loro stile di vita è decisamente cambiato, chiaro segno del successo letterario. Nello studio Joan siede alla macchina da scrivere, ha preparato un nuovo lavoro ma tutte le osservazioni che fa Joseph sono sbagliate, è chiaro dunque che lui non ha mai scritto una parola, non ha stile, ne fantasia, tutti i libri sono stati scritti e ideati da sua moglie. Vediamo il piccolo David che cerca di entrare nello studio ma Joseph lo porta via.

Stoccolma, 1992
Alla cerimonia di consegna Joseph riceve il suo premio Nobel e durante la cena che ne consegue gli viene chiesto di fare un discorso. Joseph sale sul palco e comincia parlare, comincia dire che questo premio non se lo merita, fa un preambolo che getta una luce di speranza negli occhi di Joan, per un momento, un solo fatidico momento, pensa che il marito faccia un passo indietro e finalmente riconosca tutti i suoi meriti e le sue fatiche, il Nobel lo ha vinto lei. Ma è solo un’illusione, Joseph etichetta sua moglie come la sua musa, colei che l’ha sempre appoggiato e sostenuto. Questo è troppo, Joan si alza, non ne può più, se ne va in fretta seguita da Joseph. Tornano nella camera d’albergo e Joan non riesce a trattenere la sua rabbia furiosa. Lo vuole lasciare, lo minaccia di andarsene, non può più andare avanti così. Gli getta addosso tutti quei libri che la direzione aveva fatto trovare esposti in camera, quelli che aveva scritto lei, che aveva scritto ispirandosi la sua vita reale, personaggi che erano nati da tutte le sue frustrazioni, tutte le volte che suo marito la tradiva, la sfruttava e godeva delle buone critiche che ricevevano i libri di lei ma ne godeva come se li avessi scritti lui. Joan se ne vuole andare, lo vuoi lasciare, vuole concretamente divorziare, per non sentirlo più dire che la moglie non sa scrivere.
Joseph si sente male, comincia ad avere tutti i sintomi di un infarto. Chiede alla moglie se lo ama e lei dice di sì, ma Joe non sa se crederle. Joan chiama la portineria e arrivano i soccorsi ma tutto è inutile, Joseph muore.

Sull’aereo di ritorno David e la madre sono in silenzio quando Nathaniel li raggiunge nuovamente. Joan gli dice chiaramente che se avesse diffamato il marito lei gli avrebbe fatto causa. Nathaniel se ne va e poi Joan si gira verso suo figlio e gli dice che una volta arrivati a casa gli avrebbe raccontato tutta la verità, a lui e a Susanna. 
Joan ha tra le mani un quaderno, quello che usava per prendere appunti e creare tutte le storie che poi venivano pubblicate a nome del marito. Gira pagina e osserva la facciata bianca, righe che aspettano di essere riempite con la sua fantasia che ora non avrà più limiti e potrà essere riconosciuta. Un sorriso si dipinge lievemente sulla sua faccia.

 

 

Commento

 

⭐️⭐️⭐️ (3/5)

Uno di quei film i cui attori devono sapere per forza recitare, ed ecco quindi due grandi attori, che ci presentano due grandi personaggi che prendono vita, sembra di guardarli vivere veramente. Glenn Close, la moglie, la protagonista riesce a trasmetterci tutti quei sentimenti che il suo personaggio prova, in modo unico e potente. Le espressioni, gli atteggiamenti, il modo di fare, sembrava lei Joan. Penso che il vero attore deve smettere di essere se stesso ed interpretare il personaggio che gli viene proposto. Purtroppo non accade sempre così, guardando molti film moderni si ha quasi impressione che recitare sia un gioco da ragazzi, basta mettersi davanti alla telecamera e dire a memoria un paio di battute. Non è così, non si tratta solo di battute e movimenti, si tratta di espressività, rendere reale il personaggio. Joan è reale, e noi sentiamo quello che prova: l’angoscia, il rimorso di aver buttato via tutta la sua bravura, l’odio che prova per il marito nel momento in cui dice a tutti “mia moglie non sa scrivere”. Anche noi spettatori sentiamo l’affronto provato, dopo una vita passata otto ore al giorno davanti alla macchina da scrivere, sentire chi ci dovrebbe supportare dire che non sappiamo scrivere. Il film è decisamente potente, preciso e ponderato, presenta anche un tema scottante. È facile dire che le donne e gli uomini sono uguali, se fosse vero non ci sarebbe la parola femminismo. Qualcuno ha mai sentito parlare di maschilismo? Non credo proprio. Il fatto è che le donne e gli uomini non saranno mai uguali. La frase chiave di questo film è stata detta nel 1958 da una scrittrice fallita a Joan: i libri scritti dalle donne rimarranno sempre sullo scaffale degli ex alunni, il vero scrittore non è colui che scrive ma colui che viene letto e per essere letto lo scrittore deve passare attraverso tutta una catena di montaggio gestita da uomini. L’editore è un uomo, chi pubblica è un uomo… Non c’è scampo. Quello è il punto di svolta perché Joan capisce che può anche essere bravissima ma esser letta dagli altri non è poi così semplice. Lo stesso tema era stato trattato nel film di Mary Shelley e si svolgeva più di 100 anni prima. Il problema evidentemente è rimasto e ancora rimane: mi piace sempre ricordare come J.K. Rowling sia stata costretta a non firmarsi con il suo vero nome sulla copertina di Harry Potter perché l’editore gli disse: guarda invece di mettere il tuo nome da femmina inventati una iniziale per un secondo nome che non hai e scriviamo J.K. davanti al tuo cognome. La motivazione fu che un libro che ha più  successo se non c’è il nome di una donna in copertina ed eravamo nel 1997. Non penso che si tratti solo di libri, in qualsiasi campo le donne sono considerate inferiori ma non penso neanche sia solo colpa degli uomini perché le donne si sono sempre accontentate. L’esempio riportato dal film non penso sia fantasia, quante cose succedono dietro le quinte che il pubblico non sa? I libri non sono come le canzoni che vengono cantate dal vivo e noi ci accorgiamo se un cantante sa cantare o meno. I libri sono scritti in privato e solo il prodotto finito arriva in mano al pubblico. C’è anche una parola creata per l’occasione: ghostwriter. Ormai diventare ghostwriter sembra essere addirittura una professione, segno che apparire è forse tutto al giorno d’oggi, non conta il prodotto ma il produttore.

Guardando questo film le donne riusciranno senz’altro a immedesimarsi in Joan, sentire tutta quella rabbia e frustrazione che si prova nel momento in cui tutto quello che si fa non viene apprezzato. Ma qui è anche peggio perché tutto quello che ha fatto lei è uscito con il nome di suo marito che in verità è un buono a nulla. Basta guardarlo sembra un vecchio rincoglionito, sbava dietro alle ragazzine, si ingozza di dolci quando sa che ha problemi di cuore, non si ricorda dove sono le pillole, ha bisogno della moglie che gli tolga le briciole dalla barba… non si ricorda neanche i personaggi dei libri che portano il suo nome! 
È chiaro che non era sicuramente un uomo brillante ma un narcisista, egoista. Non si ricordava neanche la procedura per ritirare il premio Nobel insegnatagli alle prove.

Una storia triste, che parte da una situazione di estrema tristezza e che finisce con la morte del marito che però per quanto nefasta possa essere porta della speranza. La soluzione era solo quella, Joan sarebbe stata libera solo nel momento in cui suo marito fosse morto. Ovviamente non poteva assolutamente dire a tutti la verità,  non è che le avrebbero dato a lei il premio Nobel, sarebbe sempre figurata come una tuffatrice.
Ma la situazione familiare che si viene a presentare è peggio di quanto possa essere, non solo Joseph non sa scrivere ma è anche uno stronzo, tradisce continuamente Joan e non capisce un tubo di scrittura. Una situazione che che ha però se da una parte umilia Joan dall’altra la potenzia: è brava ma tutti i suoi personaggi sono così potenti perché lei prende spunto da quella rabbia che cova, e tutti quei sentimenti che deve reprimere e che sfoga solo attraverso i suoi personaggi. Il primo racconto che scrive si intitolava infatti “la moglie del docente”, che rispecchia la sua delusione nello scoprire che quel professore di cui sei innamorata era già sposato.

Il femminismo esiste ma non serve a niente, purtroppo non cambierà mai niente, le donne saranno sempre dietro gli uomini ma perché molto spesso ci vogliono stare, stando sole non arriverebbero da nessuna parte. È inutile dire di no, la società è predisposta in tale modo per cui il capo è un maschio, anche la parola stessa, non si dice la capa, il termine giusto è il capo, nome maschile.
Per concludere ho davvero apprezzato il finale, la pagina bianca. Un’altra volta l’attrice ci ha fatto sentire quella sensazione di Joan, libera delle sue catene può scrivere per se stessa, quella pagina bianca è finalmente tutta sua.
Un film dal ritmo piuttosto lento ma è giusto che sia così, non annoia mai. 
La sala era piena e l’età media era sui 60 ma non ha volato mai una mosca. Film riuscito, da collezionare e per pensare.
Concludo dicendo che purtroppo i sentimenti che questo film riesce a scatenare sulle donne non saranno mai potenti come quelli che saranno generati nell’uomo spettatore.

 

 

Joseph: allora perché mi hai sposato?
Joan: non lo so...

 

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